Distanza progressiva |
Tempo |
Indicazioni |
Lunghezza tratto |
0.000 km | 0h00 | Dall'uscita autostradale di Courmayeur ci si immette sulla statale 26 in direzione del tunnel del Monte Bianco, si prosegue oltre la rotonda di Courmayeur | 2.100 km |
2.100 km | 0h03 | A sinistra seguendo le indicazioni per Val Veny | 0.100 km |
2.200 km | - | A destra per Val Veny e Val Ferret | 0.100 km |
2.300 km | - | A sinistra seguendo le indicazioni per Val Veny, proseguire oltre il santuario di Notre Dame de la Guérison | 3.000 km |
5.300 km | - | Si prosegue dritti seguendo le indicazioni per Val Veny, risalire tutta la valle, oltrepassare il ponte dopo la frazione La Visaille | 5.200 km |
10.500 km | 0h15 | Arrivo alla sbarra, si parcheggia sul bordo della strada | - |
La passeggiata che porta al rifugio Elisabetta è una delle più facili che si possa percorre in Valle d'Aosta.
In due ore di facile camminata su di una strada chiusa al traffico si arriva in un luogo dove sono concentrate curiosità storiche e naturalistiche con una densità inusuale.
Appena scesi dall'auto si costeggia la morena del Miage, una delle più impressionanti della Valle d'Aosta; con una piccola deviazione si raggiunge il lago glaciale del Miage che è un'autentica rarità glaciologica, poi si attraversa il lago Combal e sue fortificazioni del XVII secolo, per arrivare infine ai fabbricati militari utilizzati durante la seconda guerra mondiale e al rifugio.
Poco più in alto si trova il bivacco Hess, sospeso tra i due ghiacciai della Lex Blanche e Des Échelettes, le fortezze scavate nelle Pyramides Calcaires, la palestra di roccia omonima ed il Colle della Seigne.
Un itinerario da non perdere, adatto a tutti, e particolarmente agli appassionati di storia che muniti di torcia elettrica potranno visitare le fortificazioni che si trovano alle spalle del rifugio Elisabetta.
Dopo aver oltrepassato la sbarra si può scegliere tra il proseguire lungo la strada asfaltata che porta fino ai bordi del lago Combal o percorrere la scorciatoia che parte dal bordo esterno del primo tornante.
Se si sceglie la scorciatoia si risparmiano alcuni minuti di marcia e si inizia la passeggiata nell'ombra di un bel bosco di conifere. Dopo un breve tratto dove i sentieri si intersecano lasciando il gusto di scegliere il più gradevole visto che tutti poi confluiscono nella vecchia strada militare si arriva sul vecchio tracciato.
Il selciato irregolare è tappezzato dagli aghi delle conifere che lo circondano e lo coprono con un fitto tetto.
La sensazione di camminare in un bosco di alta montagna è molto piacevole ma dura solo pochi minuti poi si esce da questo luogo suggestivo e si riprende la strada asfalta bordata anch'essa dai numerosi larici e dalle poche latifoglie che vegetano a questa quota.
Sulla destra si alza ripida la parte esterna della morena del Miage, oltre questa parete alta un centinaio metri formata da enormi massi e sabbie sottilissime scende il fiume di ghiaccio che parte dai più di 4800 metri del Monte Bianco e arriva fino ai 1800 m di quota dove poco piu in su delle case di La Visaille si scioglie alimentando il torrente del Miage.
A circa metà dell'itinerario la strada è stata interrotta da una frana cosicchè per poche centinaia di metri l'asfalto scompare sotto la pista in terra battuta che sale parallela al torrente.
Dall'altra parte della Dora di Veny si alza una impressionante parete di roccia sedimentaria bianca che erosa al piede dalle acque sembra reggersi per miracolo.
Dopo alcuni minuti si ritrova il tracciato originario della strada e lentamente spuntano in fondo alla valle le Pyramides Calcaires.
Come dice il nome sono delle formazioni calcaree, che viste dal lago Combal appaiono piramidali, dentro le quali sono stati scavate delle fortificazioni nella prima metà del 1900.
Ai loro piedi si vede il rifugio dedicato a Elisabetta Soldini, e sotto di esso i fabbricati che ospitavano la guarnigione.
Sulla sinistra il torrente si allarga in una pozza nella quale l'acqua ha dei riflessi turchese. Tale colore è dovuto alla particolare mescolanza tra le acque di fusione dei ghiacciai che sono lattiginose a causa del limo in sospensione e quelle purissime e trasparenti che escono dalle sorgenti che alimentano il lago. Questo colore, unico in valle, varia durante il giorno e le stagioni. Il momento migliore per apprezzare le sue sfumature e a metà mattina, con il sole alle spalle.
Alla fine della leggera salita si raggiunge il ponte sulla Dora di Veny, il torrente emissario del Lago Combal. In fondo alla vallata si vede il colle della Seigne, sulla destra le Pyramides Calcaires e i ghiacciai des Échelettes e della Lex Blanche che scintillano sotto il sole. Ancora sulla destra la grande morena del Miage dietro alla quale si nasconde il lago omonimo, una vera rarità geologica stretto com'è tra il bordo della morena e il fiume di ghiaccio che scende dal Monte Bianco.
Si attraversa il ponte e si prosegue sulla strada militare che porta fino alla caserma della Seigne. Il primo tratto è stretto tra le acque del lago e il pendio che sale verso lo spartiacque tra la Val Veny e la valle del Piccolo San Bernardo poi un'ampia curva porta il tracciato verso il centro del pianoro dove si cammina circondati dalle acque trasparenti che scendono dolcemente verso valle.
All'inizio del rettilineo che porta ai piedi delle Pyramides Calcaires il rifugio Elisabetta sembra a portata di mano ma i minuti passano e lui è sempre lì, in fondo alla strada sterrata che sembra non finire mai. Al termine del lungo rettifilo la strada principale gira sulla sinistra per evitare quanto resta di un cordone morenico, è consigliabile abbandonarla al bivio e seguire il vecchio tracciato che si stacca sulla destra: è più breve, il selciato non è percorso dalla auto e rientra sulla strada principale poco prima del ponte sul torrente che scende dal Colle della Seigne.
Dopo aver oltrepassato le acque che scendono a cascata si inizia la salita. È possibile affrontarla velocemente utilizzando le numerose scorciatoie che tagliano i tornanti e finiscono sotto i fabbricati militari oppure seguire con più calma la strada che con pendenza regolare arranca sui ripidi pascoli ai piedi del rifugio.
Il ghiacciaio della Lex Blanche si fa sempre più vicino, i riflessi azzurrini del ghiaccio riempiono gli occhi e intanto passando davanti alla vecchia caserma e alla stalla dei muli il pensiero va ai tristi giorni in cui i soldati italiani presidiavano queste montagne. Si combatteva allora una guerra che vista ora, con i nostri occhi di cittadini europei, appare ancora più insensata di quanto non apparisse a metà del 1900. Poi, fatti pochi passi, si raggiunge il rifugio e il grandioso spettacolo delle cime del Monte Bianco spazza i brutti ricordi che la storia ha lasciato in questi luoghi.
Dalla terrazza si domina tutto il pianoro del Combal chiuso in fondo dalla morena del Miage. Sulla sinistra fanno capolino in lontananza le Grandes Jorasses strette tra l'inconfondibile punta aguzza dell'Aguille Noire du Peuterey e quella ben più tozza del Mont Rouge de Peuterey. Sulla verticale della strozzatura che nasconde la Dora di Veny, il torrente emissario del Lago Combal, si vede in lontananza il Mont Chétif, proseguendo lungo lo spartiacque, sopra il lago Combal il Mont Fortin e all'altezza del rifugio il Mont Percé separato dal Mont Léchaud dal colle des Chavannes, dove passa l'altavia n° 2.
Stalle della caserma della Seigne
Nel 1691 le truppe francesi di Luigi XIV, il Re Sole, penetrarono in Valle d'Aosta dal colle della Seigne. A nulla valse il tentativo di resistenza delle truppe valdostane che per ragioni difensive avevano fatto alzare le acque del Lago Combal con una piccola diga.
Le forze comandate dal generale La Hoguette, calarono in valle razziando e saccheggiando i villaggi e distruggendo le strade e i ponti durante la ritirata. La loro vittima più illustre fu il ponte romano di Châtillon di cui lasciarono in piedi solo l'arco centrale che si vede ancor oggi.
Massimo Martini, Luca Zavatta, Rifugi e Bivacchi della Valle d'Aosta, Editrek & L'escursionista Editore, San Giovanni Lupatoto (VR), 2012, ISBN 978-88-904-096-6-0, pag. 114
Massimo Ascoli, Marco Boglione, Gianfranco Ialongo, Simone Perron, Alessandro Celi, Tra baita e bunker,
Fondation Émile Chanoux, Aosta, 2009, pag. 42 e seguenti.
Luca Zavatta, Le valli del Monte Bianco, L’Escursionista Editore, Rimini 2004
Dario Gariglio e Mauro Minola, Le fortezze delle Alpi occidentali, ed. l'Arciere, 1994
L’Escursionista Editore – Carta dei sentieri 1 –
Monte Bianco Courmayeur – scala 1:25.000
Istituto Geografico Centrale – Foglio 4 –
Massiccio del Monte Bianco – scala 1:50.000
Comunità Montana Valdigne Mont Blanc – I sentieri – scala 1:50.000
PAGINA ANTE 25.09.2006
ULTIMO AGGIORNAMENTO 8.12.2012
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