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Distanza progressiva | Tempo | Indicazioni | Lunghezza tratto |
0.000 km | 0h00 | Dall'uscita autostradale di Pont Saint Martin ci si immette sulla statale 26 in direzione di Torino | 0.700 km |
0.700 km | - | alla rotonda si prende per la valle di Gressoney | 0.500 km |
1.200 km | 0h02' | A destra sulla strada regionale 44 della valle del Lys per Gressoney | 12.900 km |
14.700 km | 0h18' | Nel centro di Issime (Eischeme) poco la chiesa si gira a sinistra per il vallone di San Grato e subito dopo a destra per la frazione Cugna | 0.100 km circa |
14.800 km circa | 0h18' | Di fronte all'inizio del sentiero segnalato dalla palina della sentieristica si parcheggia in una piccola piazzola | - |
Questa piacevole passeggiata porta ad un piccolo oratorio dal quale di domina tutto il pianoro di Issime. A parte un brevissimo tratto molto ripido lungo l'arginatura di un torrente non presenta difficoltà di sorta. I tratti esposti sono protetti da recinzioni in legno e buona parte del sentiero è selciata o formata da larghi gradini di pietra.
Sulla parte destra della costruzione si intravede ancora la scritta dedicata al vallone di Burine che ho trascritto in fondo alla pagina, all'interno dell'oratorio si trova in fotocopia il racconto della sua fondazione.
Proprio all'inizio del sentiero si vede sulla destra un abbeveratoio datato 1832 che é scavato in un blocco unico di roccia come quello del villaggio di Lion. Alle spalle della frazione una lunga rete paramassi protegge le abitazioni dalla caduta di sassi. Si attraversa una sterrata e dopo aver lasciato sulla destra una piccola edicola e la croce di missione del 1923 si entra in una macchia di latifoglie.
La segnaletica è estremamente chiara, si imbocca il facile sentiero selciato e delimitato ai lati da bassi muretti di pietra a secco. La passeggiata è piacevole: i rami spogli dei noccioli in inverno lasciano passare i raggi del sole che scaldano la nuca e le spalle mentre si cammina verso il vallone di Bourine. L'unico tratto un po' faticoso segue gli argini di un torrentello infossato tra pesanti muri di calcestruzzo e pietre che fanno la gioia di alcuni impresari valdostani e suscitano qualche perplessità tra gli escursionisti. Fortunatamente in pochi minuti ci si allontana dai muraglioni e si riprende la vecchia mulattiera.
Nei tratti più ripidi il fondo è selciato e quando la pendenza aumenta ancora si cammina su larghi gradini di pietra. Un paio di tornanti portano alla base di una parete rocciosa all'ombra dei larici poi si prosegue verso nord. Il sentiero è una continua balconatata panoramica sul pianoro di Issime, a monte le rocce lisciate dai ghiacciai sono colorate dai licheni e tra le zolle d'erba stentata che crescono negli incavi della roccia alcuni piccoli alberi trovano di che nutrirsi. A valle, dove il sentiero di fa esposto sono stati costruiti dei muretti in pietra e più di recente, delle lunghe staccionate in legno.
Quasi senza accorgersene si arriva all'oratorio che fu costruito su una curva del sentiero dove si lascia la valle principale per entrare nel vallone di Bourine. È una piccola costruzione con il tetto in lose che posa su una volta a botte. All'interno, su di un foglio plastificato, sono raccolte le principali curiosità sull'oratorio e il testo della leggenda sulla sua fondazione.
Sulla parte destra dell'oratorio si intravede ancora la scritta dedicata al vallone di Burine che un pastore tracciò agli inizi del XX secolo. "Vallon Vallon de peines, Vallon de souffiances, toi qui a vu mon enfance, témoin de mon adolécence, pitié pitié de ma décrépissance" "Vallone, vallone di pene, vallone di sofferenze, tu che hai visto la mia infanzia, testimone della mia adolescenza, pietà pietà della mia senescenza"
La fondazione dell'oratorio si deve, secondo una leggenda riportata da Christillin, al nobiluomo Jacquelin Bioley, proprietario del vallone di Bourine. In una calda giornata estiva, mentre si recava nei suoi possedimenti giunto alla piccola croce si fermò un attimo a riposare e si addormentò. Al risveglio trovò una bella fanciulla che lo tentò con parole conturbanti ma egli proseguì per la sua strada. A Ober-Ronc lo convinse ad entrare in una casa in rovina per fargli vedere una pietra rossa, mentre egli la guardava si sentì trascinare a terra dalla bella che aveva cambiato espressione. Con il segno della croce e l'invocazione alla Madonna dei sette dolori a Sant'Antonio e a San Bernardo, Jacquelin si liberò dell'importuna, la casa avvampò ed agli capì di aver vinto sul demonio. A ricordo dell'episodio qualche giorno dopo fece costruire questo piccolo oratorio.
(Testo tratto da uno scritto conservato all'interno dell'oratorio)
Un'altra versione della leggenda vuole che Jacquelin, dopo aver conversato amabilmente con la bella, la portasse nelle sue terre di Bourine. Lei gli fece vedere la sua cosa rossa, caddero a terra, cambiarono espressione e videro la casa avvampare. Vissero per lunghi anni a Bourine, felici, contenti e con tanti marmocchi. A ricordo del fortunato incontro Jacquelin Bioley fece costruire questo piccolo oratorio.
Comunque la pensiate salite alla Piccola Croce, a pregare contro il demonio o a ricordare il felice incontro di Jacquelin Bioley con la sua bella.
Jean-Jacques Christillin nacque nel 1863 a Issime e morì nel 1915 a Grenchen (CH)
Jean-Jacques Christillin, Légendes et récits recueillis sur les bords du Lys, ed. Duc, Aoste 1901
Jean-Jacques Christillin, Leggende e racconti della valle del Lys, a cura di Laura Bassi Guindani con l'aiuto di Federico R. Golderer, ed. Guindani, Gressoney-Saint-Jean 2001
L’Escursionista Editore – Carta dei sentieri 12 –
Basse Valli d'Ayas e Gressoney – scala 1:25.000
Istituto Geografico Centrale – Foglio 5 –
Cervino–Matterhorn e Monte Rosa – scala 1:50.000
Istituto Geografico Centrale – Foglio 9 –
Ivrea Biella bassa Valle d'Aosta – scala 1:50.000
PAGINA DEL 4.03.2008
Quest'opera di Gian Mario Navillod è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.