Difficoltà: escursionisti esperti

Il villaggio dei Salassi sul Col Pierrey 2620 m

Dal piazzale di Etirol 1590 m

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partenza: 1590 m
arrivo: 2620 m
dislivello: 1050 m circa

andata: 3h00
ritorno: 2h00
totale: 5h00

Segnavia 107, 105, 6 - assente

Tratti difficili: sì
Tratti esposti: sì
Ombra: no

pericolo caduta massi: sì

Periodo consigliato:
tarda primavera, tardo autunno

Da vedere:
L'alpe Tronchaney,
il villaggio dell’età del ferro.

Itinerari collegati:
Il villaggio dei Salassi del Tantané
Il ponte acquedotto romano di Pondel,
Il canale romano scavato nella roccia di Pondel.

Parcheggio di Etirol
Parcheggio di Etirol

Introduzione

Questa escursione è riservata ad escursionisti esperti. Fine all'alpe Tronchaney non vi sono pericoli significativi, a monte del'alpeggio rimangono solo alcune tracce di sentiero che finiscono all'interno di un vallone erboso. A partire dagli ultimi pascoli si cammina su praterie esposte e pietraie, non vi sono bollini segnavia ed alcuni tratti sono soggetti alla caduta massi.

Il pericolo di incidenti, anche mortali, impone di affrontare questo itinerario con una buona preparazione fisica e la conoscenza dei propri limiti e dei pericoli ai quali ci si espone.

L'itinerario passa ai piedi del rascard basso medievale di Ronc, nei pressi dello splendido alpeggio di Tronchaney e attraverso pascoli, praterie alpine e pietraie porta al villaggio dell'età del ferro sopra il Col Pierrey: un nido d'aquila ricavato in uno dei posti più nascosti ed isolati della Valtournenche.

Rascard trecentesco di Ronc d'Etirol
Rascard di Ronc

Sentiero 105 ponte sul torrente Petit Monde
Ponte sul torrente Petit Monde

Descrizione

Dal piazzale di Etirol ci si dirige verso il centro del villaggio, si percorrono le viuzze strette quasi coperte dagli sporti dei tetti fino ad arrivare a monte dell'abitato dove dopo aver oltrepassato alcuni fabbricati in restauro ci si immette nella mulattiera lastricata che taglia il pendio verso ovest.

In estate alcuni frassini ombreggiano il sentiero, in inverno il pendio esposto a mezzogiorno è riscaldato dai raggi del sole. Si passa ai piedi di una parete rocciosa sopra la quale è ben visibile il rascard basso medievale di Ronc e poco dopo si entra nel vallone del torrente Petit Monde dove si incontra il sentiero intervallivo 105.

Alpe Chancevella
Alpe Chancevella

Sentiero a fianco del torrente Petit Monde
Sentiero a fianco del torrente Petit Monde

Si prosegue seguendo il largo sentiero costruito sulle condotte forzate che alimentano la centrale idroelettrica di Tognon.

Nulla ricorda ormai il piccolo viottolo che si percorreva vent'anni fa o l'enorme scasso che gli scavatori fecero durante i lavori di interramento della tubatura.

Si sale a fianco della cascata del torrente Petit Monde e si sbuca poi nei pascoli a valle dell'Alpe Chancevella.

Poco più avanti le indicazioni della sentieristica consigliano di dirigersi verso l'alpeggio e di percorrere poi la strada sterrata che lo collega alla vasca di carico della centrale idroelettrica; è preferibile continuare dritto lungo il tracciato della condotta che porta all'interno del vallone percorso dal torrente Petit Monde

Bacino di carico della centrale idroelettrica di Torgnon
Bacino di carico
della centrale idroelettrica di Torgnon

Pascoli sotto l'alpe Tronchaney di Torgnon
Pascoli sotto l'Alpe Tronchaney
di Torgnon

Vallone ad est del Mont Miracle
Vallone ad est del Mont Miracle

Si cammina a pochi passi dalle acque che gorgogliano tra i sassi, all'ombra dei larici, su di un sentiero largo e poco più che pianeggiante.

Quando si raggiunge il laghetto dal quale partono le condotte forzate occorre girare a sinistra e percorrere un breve tratto di strada sterrata fino all'alpe Betsoloz.

Si seguono poi le indicazioni del segnavia 6, si attraversa la strada che porta fino alla diga di Cignana e subito dopo ci si inerpica verso monte seguendo le tracce lasciate dalla mucche durante i loro spostamenti verso gli alpeggi.

Mano a mano che si sale le tracce confluiscono le une nelle altre fino a diventare uno piacevole sentiero che immette nella conca sotto l'alpeggio Tronchaney.

Dai pascoli dell'Alpe Tronchaney si vede in lontananza il colle Tsomioy, alla sua sinistra, un poco più alto si percepisce la sella del Col de Pierrey.

Per raggiungerlo occorre risalire la vallecola ai piedi dell'Alpe Tronchaney e proseguire fino a raggiungere l'Alpe la Nouva. A qualche decina di metri a sinistra dell'alpeggio si trova un sentiero che porta all'interno della valle a sud del Monte Miracolo: è una conca riparata, bordata dagli ultimi larici, dai bordi che si fanno via via più ripidi.

Prima su tracce di sentiero poi camminando tra erbe e fiori alpini si sale verso nord-ovest fino a raggiungere la sella a quota 1425 circa.

Si prosegue in direzione del Colle perdendo alcuni metri di dislivello, prima su ripidi pendii erbosi poi tra le pietraie lasciate dal ritiro dei ghiacciai.

Raggiunta la base del Col de Pierrey si sale il ripido canalino erboso e giunti sulla sella ci si dirige verso sud tenendosi sulla linea di cresta, prima sul versante occidentale poi dirigendosi verso levante fino a raggiungere l'ometto vicino al quale si trovano i basamenti delle capanne costruite più ad est.

Villaggio dei Salassi del Col Pierrey, capanne a ponente
Capanne a ponente

Villaggio dei Salassi del Col Pierrey, capanne a levante
Capanne a levante

Nota 1

Con comunicato stampa del 6 agosto 2010 l’Assessore all’Istruzione e Cultura della Regione Autonoma della Valle d'Aosta, Laurent Viérin, ha comunicato che erano in corso delle attività di ricerca presso il Col Pierrey da parte dei tecnici della Sovrintendenza. Su segnalazione di Piermario Reboulaz sono stati individuati 56 fondi di capanne con struttura perimetrale in pietra a secco. All'interno di una di esse è stata portata alla luce la metà di un asse, moneta bronzea di età romana che consente di ipotizzare una frequentazione del sito nel 50-40 a.C.

Un sito simile, ai piedi del Monte Tantané, è stato segnalato da Vincent Trèves nel 1973. Gli scavi proseguiti negli anni hanno portato alla luce un villaggio dell'età del ferro nel quale si trovano le stesse tipologie di manufatti e monete.

In questa pagine, a cura del Dott. Marco Soggetto sono pubblicati alcuni stralci degli studi sul villaggio dell'età del ferro del Monte Tantané: http://www.varasc.it/sunto_archeologico_della_val_d.htm

Nota 2

Nel numero 108 del periodico Montagnes Valdôtaines il Sig. Piermauro Reboulaz, scopritore del villaggio dei Salassi sopra il Col Pierray, scrive della sua scoperta del sito avvenuta il 14 luglio 2003, della prima pubblicazione della scoperta avvenuta su Il Corsivo del 5 settembre 2005 e delle fasi dello studio di cui è stato protagonista.

L'articolo è corredato da numerose fotografie e del rilievo delle dimensioni interne di tre capanne.

Curiosità 1

Non disponendo ancora di foto aeree, poiché le prime foto aeree propriamente dette sono state eseguite solo l'8 settembre 2007, il Sig. Piermauro Reboulaz, accompagnato da alcuni amici, ha scattato le prime foto aeree del villaggio dalla sommità di una scala in alluminio portata a spalle fino al villaggio dei Salassi il 28 agosto 2005.

Villaggio dei Salassi del Col Pierrey, ermellino tra i ruderi
Ermellino tra i ruderi

Curiosità 2

Il grande insediamento del Tantané è a tuttora un mistero per gli archeologi. Risulta sia stato abitato nel II e I secolo avanti Cristo. Era composto da più di 25 capanne con muratura in pietra e tetto in legno ed era frequentato anche da donne.

La sua ubicazione, relativamente lontana da colli e corsi d’acqua sembrerebbe escluderne la funzione di posto tappa e anche tenendo conto di un clima più caldo dell’attuale riesce difficile immaginare un utilizzo agricolo del villaggio proprio perché è costruito a ridosso delle pietraie che circondano la sommità del monte. Alcuni studiosi ritengono l’abitato legato ad un’attività estrattiva. Purtroppo ad oggi non si è trovato nei dintorni alcun giacimento di ferro e traccia di coltivazioni minerarie che confermino tale ipotesi.

Il ritrovamento sopra il Col Pierrey di un analogo insediamento dell'età del ferro, in contatto visivo con quello del Tantané, costruito sulla cima di un'elevazione che separa la valle di Saint Barthélemy dalla Valtournenche, nascosto dal fondovalle, relativamente lontano dalle vie di comunicazione, isolato dalle terre coltivabili e lontano dalle sorgenti, potrebbe far pensare ad una funzione legata alla difesa passiva delle popolazione.

In tal caso il villaggio costruito dai Salassi sopra il Col Pierrey potrebbe essere una sorta di accampamento di fortuna abitato o frequentato solo durante i momenti più crudi del conflitto che li oppose ai romani, tra il 143 ed il 25 a. C. Potrebbe trattarsi di un sito dove nascondere le fasce più indifese della popolazione durante l'offensiva dell'esercito romano. Si spiegherebbe in tal modo la tipologia delle murature che sembrerebbero costruite in tutta fretta e la mancanza nelle vicinanze di siti minerari.

Chi erano i Salassi?

Le poche righe che gli autori romani hanno dedicato ai Salassi e che sono giunte fino a noi sono state scritte da:
Polibio (circa 200-120 a.c.) storico di origine greca venne portato a Roma come ostaggio e divenne poi amico e mentore di Scipione l'Emiliano;
Strabone (63 a.c. - 19 d.c.) è l'autore della più importante opera di geografia che sia giunta fino a noi;
Appiano d'Alessandria d'Egitto (circa 95/100-160/165 d.c.) storico, una delle fonti principali per il periodo delle guerre civili;
Dione Cassio (circa 150-235 d.c.) storico e alto funzionario della dinastia dei Severi;
Paolo Orosio (V secolo) prete e storico cristiano.

Riporto di seguito i ralativi brani tradotti in italiano e ordinati cronologicamente; per reperire i testi originali, in greco e latino, e la relativa traduzione in francese vedasi la bibliografia riportata in calce.

Strabone 4, 6, 12 = Polibio 34, 6
151 a.c. (Polibio) “cita solo quattro passaggi (attraverso le Alpi) il primo nel territorio dei Liguri ed è il più vicino al Mar Tirreno, poi quello nel territorio dei Taurini attraverso il quale Annibale è passato, poi quello nel territorio dei Salassi e il quarto nel territorio dei Reti.

Dione Cassio 22, 74, 1
143 a.c. “(Appio) Claudio, il collega di Metello al consolato, orgoglioso di nascita, e geloso di Metello, ottenne dalla sorte di governare l'Italia, ma non avendo alcun nemico, e desiderando assolutamente ottenere una brillante vittoria; spinse la tribù gallica dei Salassi - che non aveva ragioni di conflitto – a entrare in guerra contro i Romani. Inviò loro qualcuno per mettere pace, disse, tra di loro e loro vicini, poiché non vi era accordo circa l'acqua necessaria alle miniere d'oro; e fece delle incursioni attraverso tutto il loro paese.”

Paolo Orosio 5,4,7
143 a.c. “Appio Claudio attaccò il Galli Salassi e nella sua disfatta perse cinque mila soldati, dopo aver nuovamente dato battaglia uccise cinque mila nemici ma benchè avesse chiesto il trionfo, che la legge prevedeva per chi avesse ucciso cinque mila nemici, non lo ottenne a causa delle maggiori perdite subite, egli diede prova di una impudenza e di una ambizione incredibile trionfando a proprie spese”

Strabone 4, 6, 7
43 a.c. “(i Salassi) fecero pagare a Decimo Bruto che fuggiva da Modena una dracma a testa “ (per passare il Piccolo San Bernardo)

Strabone 4, 6, 7
35 a.c. (nella lista delle esazioni dei Salassi) “ Messalla Corvino pagava una tassa sulla legna da ardere e sul legno di olmo delle armi da getto e degli stumenti per l'allenamento. Quegli individui rubarono un giorno il denaro di Cesare e fecero cadere dei massi su alcuni soldati sostenendo che costruivano delle strade o gettavano dei ponti sui torrenti”

Appiano di Alessandria d'Egitto Illyr. 4, 17
35 a.c. (i Salassi) “poichè vi era penuria di sale, di cui avevano estremo bisogno, accettarono delle guardie. E appena Antistius Vetus se ne andò, scacciarono le guardie, si impadronirono del passo infischiandosene gli uomini di Cesare che non potevano fare granchè contro di essi. Cesare, poichè si prevedeva una guerra contro Antonio, trattò con essi promettendo loro l'indipendenza e l'impunità per le azioni contro Antistius Vetus. Ma essi rimasero diffidenti e ammucchiarono grandi quantità di sale ed effettuarono delle incursioni contro le forze romane, fino a che Messalla Corvino, inviato contro di loro, li prese per fame.”

Strabone 4, 6, 7
25 a.c. (i Salassi) “finalmente Augusto li sottomise totalmente e li vendette tutti come bottino di guerra dopo averli inviati a Ivrea, una colonia che i romani avevano fondato al fine di avere una guarnigione contro i Salassi. I suoi abitanti poterono appena difendersi fino a che questo popolo non fu annientato. Se ne contarono 36.000 di cui 8.000 combattenti. Terentius Varro, il generale che li vinse, li vendette tutti all'asta. Cesare inviò tremila Romani a fondare la città di Augusta, nel luogo ove Varrone aveva installato il suo campo, e tutto il paese, fino alle cime dei colli alpini, conosce adesso la pace.”

Dione Cassio 53, 25
25 a.c. “Augusto ... inviò Terentius Varro contro i Salassi. Fu vittorioso su parecchi fronti contemporaneamente – voleva evitare che riunissero le loro forze, ciò li avrebbe resi più difficili da vincere – conducendo delle incursioni molto facili perchè erano poco numerosi ad opporsi ai suoi uomini. Li costrinse ad un accordo e domandò loro una somma di denaro in cambio della quale non avrebbe più fatto loro del male. Da quel momento inviò dappertutto i soldati per farsi pagare e prese quelli che erano in età da portare armi e li vendette con la condizione che nessuno di loro fosse liberato prima di vent'anni. Le loro terre migliori furono donate a delle guardie pretoriane ...”

iscrizione del 23 a.c. ritrovata ad Aosta: “All'imperatore Cesare Augusto ... le incolae salassi che si sono stabilite all'inizio delle colonia, al loro patrono.”
NdR: per incolae si intendono gli abitanti della citta che non sono cittadini con pieni diritti, ma che possono essere progressivamente integrati nella comunità civica; essi devono avere i loro Lari (il loro domicilio) all'interno della città.

Strabone 4, 6, 7
Regno di Tiberio “là la strada si divide in due: l'una passa attraverso la regione chiamata pennina impraticabile ai carri, per le cime alpine, l'altra più ad ovest, attraverso il paese dei Ceutroni”
Strabone 4, 6, 11
Regno di Tiberio “Delle strade che portano dall'Italia alla Gallia celtica e settentrionale, quella che passa dai Salassi conduce a Lione. È doppia: da una parte può essere percorsa dai carri ma su una distanza più lunga, è quella che passa dai Ceutroni, dall'altra parte è ripida e stretta, ma rapida, e passa per il Pennino”.

I testi sono tratti dal XI Bulletin d'études préhistoriques et archéologiques alpines pubblicato dalla Société Valdôtaine de Préhistoire et d'Archéologie, Aosta 2000
L'articolo sulle “fonti scritte della storia delle alpi nell'antichità” è opera di M. Tarpin, I. Boehm, I. Cogitore, D. Épée, A.-L. Rey. È redatto in lingua francese e contiene i testi originali in latino e greco oltre che un'esaustiva bibliografia sui testi citati.

Bibliografia:

Piermauro Reboulaz, Note a margine su un sito archeologico, Montagnes Valdôtaines n. 108, ottobre 2010, Tipografia Testolin, Sarre, pag. 10, 11 e 1, 16
alcuni numeri del periodico sono disponibile in formato digitale a questo indirizzo: http://www.caivda.it/sito/MV/indice.asp
Zavatta Luca, Le Valli del Cervino, Rimini 2005
M. Tarpin, I. Boehm, I. Cogitore, D. Épée, A.-L. Rey, “Sources écrites de l'histoire des Alpes dans l'antiquité” in XI Bulletin d'études préhistoriques et archéologiques alpines pubblicato dalla Société Valdôtaine de Préhistoire et d'Archéologie, Aosta 2000
Ronc Maria Cristina, La valle del Cervino, Torino 1990

Cartografia:

L’Escursionista Editore – Carta dei sentieri 7 – Valtournenche Monte Cervino Val d'Ayas ovest – scala 1:25.000
Comunità Montana Monte Cervino – Foglio 2 media valle – scala 1:25.000
Istituto Geografico Centrale – Foglio 5 – Cervino–Matterhorn e Monte Rosa – scala 1:50.000

PAGINA DEL 15.08.2010
ULTIMO AGGIORNAMENTO 20.10.2010

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