Difficoltà: Facile

Ascensione al Gran Paradiso 4061 m
dal rifugio Vittorio Emanuele II

Dalla loc. Breuil (Fraz. Pont) di Valsavarenche 1956 m (avvicinamento)
Dal Rifugio Vittorio Emanuele II 2735 m (secondo giorno)

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partenza: 1956 m
arrivo: 2735 m
dislivello in salita: 780 m circa (primo giorno)

partenza: 2735 m
arrivo: 4061 m
dislivello in salita: 1330 m circa (secondo giorno)

andata: 2h15 (primo giorno)
andata: 6h00 (secondo giorno)
ritorno: 4h00 (al Rifugio)
ritorno: 1h30 (alla macchina)
totale: 13h45

Segnavia: 1, assente

Da vedere:
la strada reale di caccia,
il Rifugio Vittorio Emanuele II,
il Ciarforon,
il ghicciaio di Laveciäu,
il ghiacciaio del Gran Paradiso,
il panorama dalla vetta.

Itinerari collegati:
Il Rifugio Barbustel,
la Via ferrata di Valtournenche.

Introduzione

La salita al rifugio Vittorio Emanuele II è la prima tappa dell'ascensione al Gran Paradiso, l'unico 4000 metri ad avere tutti i versanti compresi nel territorio italiano. All'interno del rifugio si mescolano alpinisti e famigliole alla loro prima esperienza in rifugio ed è proprio questa commistione tra persone diverse unite dall'amore per la montagna che rende questa ascensione unica.

Si consiglia agli alpinisti di approfittare delle ripide scorciatoie che tagliano il tracciato della strada reale di caccia. Eviteranno così di percorrere il lenti tornanti progettati per i quadrupedi del primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II, che allungano non di poco il tempo di salita.

Il sito ufficiale del Rifugio Vittorio Emanuele II

Nel sito ufficiale del Rifugio Vittorio Emanuele II si trovano le tariffe aggiornate, i recapiti telefonici del rifugio e le previsioni meteo: http://www.rifugiovittorioemanuele.com/

Parcheggio per il Rifugio Vittorio Emanuele II nei pressi di Pont di Valsavarenche
Parcheggio a Pont di Valsavarenche

Ultimo fabbricato prima del Rifugio Vittorio Emanuele II
Ultimo fabbricato prima del
Rifugio Vittorio Emanuele II
(video MP4 0.3 MB)

Inizio sentiero per il Rifugio Vittorio Emanuele II a Pont di Valsavarenche
Inizio del sentiero per il
Rifugio Vittorio Emanuele II
(video MP4 0.2 MB)

Descrizione

Dopo aver lasciato l'auto nell'ampio parcheggio in Loc. Breuil, a monte della frazione Pont di Valsavarenche, si attraversa il torrente e ci si dirige verso sud, in direzione della montagne che chiudono la testata della valle. L'ampia strada sterrata costruita sull'argine del torrente è oltremodo invitante ed ha sostituito nell'uso la strada reale di caccia che sale parallela a poche decine di metri di distanza.

Si cammina pressoché in piano fino ad arrivare all'ultimo fabbricato che si incontra prima del rifugio (1991 m).

Poco più avanti inizia una macchia di larici. Si attraversa il ponte in legno su di un affluente del torrente Savara e subito dopo occorre prendere una decisione che influirà sui tempi di percorrenza: o si procede sulla strada reale di caccia che con pendenza modestissima e numerosi tornanti conduce al Rifugio in circa due ore e mezza, scelta consigliata per chi è alle prime escursioni in alta montagna, oppure subito dopo il ponte si imbocca sulla sinistra la prima delle numerose scorciatoie che abbreviano il tragitto di circa mezz'ora.

Attenzione: si tratta di scorciatoie strette, ripide e potenzialmente pericolose, consigliate solo agli escursionisti esperti.

Ponte sul sentiero per il Rifugio Vittorio Emanuele II
Ponte sul sentiero per il
Rifugio Vittorio Emanuele II
(video MP4 0.3 MB)

Cascata lungo il sentiero per il rifugio Vittorio Emanuele II
Cascata lungo il sentiero

Mulattiera restaurata per il rifugio Vittorio Emanuele II
Mulattiera restaurata

A circa di 2150 si passa ai piedi di una suggestiva cascata e si lasciano gli ultima larici, da questo punto in avanti il sentiero lascia l'ombra tranquilla del bosco per inoltrarsi tra la prateria alpina.

La vecchia mulattiera sale regolare lungo i rapidi fianchi della valle che fino a 10.000 anni fa era interamente coperta dai ghiacci, poi il pendio si addolcisce, si esce dal solco vallivo e dai 2300 comincia ad essere visibile la cima ammantata di ghiaccio del Ciarforon che lentamente, mano a mano che ci si avvicina al rifugio diventa sempre più imponente.

Ai lati della strada reale di caccia si vedono dossi e piccole valli ormai inerbite; è quanto rimane delle morene lasciate dalle piccole lingue glaciali che scendevano verso il fondovalle.

Tra i pascoli emergono i grandi sassi, lisciati dall'erosione glaciale che la vegetazione stenta a colonizzare. Dopo tanti tornanti la strada reale di caccia assume un andamento più rettilineo ed in breve raggiunge la scalinata splendidamente restaurata che dà accesso al pianoro dove sorge il rifugio.

Scorciatoia per il Rifugio Vittorio Emanuele II
Scorciatoia per il
Rifugio Vittorio Emanuele II
(video MP4 0.2 MB)

Scalinata sulla mulattiera per il Rifugio Vittorio Emanuele II
Scalinata sulla mulattiera per il
Rifugio Vittorio Emanuele II
(video MP4 0.2 MB)

Ciarforon e Becca di Monciair dal rifugio Vittorio Emanuele II
Ciarforon e Becca di Monciair

Si oltrepassano alcuni ometti costruiti a fianco dei gradini in pietra e dopo pochi di minuti di marcia si vede la sagoma inconfondibile del Rifugio che ricorda un poco un hangar da dirigibili con la sua copertura a semibotte in metallo lucente.

Proprio ai piedi del rifugio il Ciarforon e la Becca di Monciair si specchiano nelle acque freddissime di un laghetto illuminati dagli ultimi raggio di sole.

Ascensione al Gran Paradiso
via normale

Diario del secondo giorno

Sveglia alle 4.45 per essere pronti per la colazione delle 5.00, la guida che ha condiviso la stanza con noi è scesa dalla cuccetta un’ora prima per essere sicura di portare i sui clienti in vetta. Eric non l’ha nemmeno sentita alzarsi, ed è una cosa che in rifugio accade raramente, siamo stati molto fortunati a condividere la cameretta con un alpinista che non russa e quando si alza al mattino non sveglia tutta la camerata.

Rifugio Vittorio Emanuele II
Rifugio Vittorio Emanuele II

Colazione al rifugio Vittorio Emanuele II
Colazione al rifugio
Vittorio Emanuele II
(video MP4 0.13 MB)

Partenza per l'ascensione al Gran Paradiso dal Rifugio Vittorio Emanuele II
Partenza per l'ascensione
al Gran Paradiso

Sono un po’ preoccupato perché la via normale che ho percorso nel 2001 è sconsigliata a causa del ghiaccio vivo che affiora nella parte bassa, la guida ci ha suggerito di salire dal ghiacciaio di Laveciäu, lungo la via indicata a pennarello nelle due foto esposte nel rifugio. Proveremo la variante, speriamo di non tribolare troppo a seguire questo nuovo itinerario alla luce del frontalino.

Dopo la colazione ci laviamo i denti e ci vestiamo per uscire. Guardiamo un po’ perplessi alcuni alpinisti che indossano sulla porta del rifugio l’imbraco ed il casco, fortunatamente nessuno indossa subito i ramponi che si calzeranno solo alcune ore più tardi, sul bordo del ghiacciaio.

Cerchiamo i bastoncini che abbiamo lasciato ieri sera sulla rastrelliera ma è una ricerca vana: un paio è proprio sparito, l’altro per fortuna è ancora appeso, l’anno prossimo faremo come la guida che se li è portati in camera. Il gestore ce ne impresta un paio rosa fucsia, Eric non ne va proprio orgoglioso ma è meglio non dar perso al colore, gli toglieranno un sacco di fatica dalle gambe durante l’ascensione.

Scatto la foto della partenza sulla porta del rifugio, tutto intorno è buio pesto, si vedono sopra di noi solo i puntini luminosi delle stelle, un ottimo segno: vuol dire che la giornata inizia con il bel tempo.

Morena laterale Nord del ghiacciaio del Gran Paradiso
Morena laterale Nord
del ghiacciaio del Gran Paradiso

Fascia rocciosa a monte della morena laterale Nord del ghiacciaio del Gran Paradiso
Fascia rocciosa a monte
della morena laterale Nord

Procediamo verso nord attraversando la pietraia, ci guidano alcuni ometti, tracce di sentiero e soprattutto i frontalini degli alpinisti che ci precedono. Eric procede sicuro sui sassi, per fortuna ha preso da me che ho sempre amato camminare sui sassi, anche quelli instabili delle pietraie. Per alcuni amici quello che è per noi un gioco diventa una fonte di sofferenza che allunga di molto i tempi di percorrenza sia in salita che in discesa.

In poche decine di minuti raggiungiamo il sentiero che si dirige verso la morena laterale nord del ghiacciaio del Gran Paradiso, un sacco di cordate salgono a passo lento lungo il sentiero, le luci frontali di chi ci precede ci indicano la strada e noi facciamo lo stesso verso quanti ci seguono, qualcuno si è appena staccato dal rifugio. È un legame solidale e suggestivo che lega decine di alpinisti che salgono nella notte.

Gli sprazzi di luce che salgono verso la cima della morena o che procedono sul fondo della valle tra le rocce un tempo coperte dai ghiacci ricordano i segnali luminosi delle lucciole nelle campagne di un tempo, quanto i pesticidi non avevano ancora reso le notti più buie.

Nella notte si comincia ad intravedere la sagoma del Ciarforon, è il primo segnale che l’alba si avvicina. La luce del frontalino illumina ai lati del sentiero alcuni fusti ormai secchi di Genepì, non fossimo all’interno del Parco basterebbe un attimo per coglierli ed infilarli in tasca.

Procediamo con metodo, un passo dietro l’altro sul sentiero che si inerpica sulla morena, nelle orecchie null’altro che il ritmo del nostro respiro e il ticchettio dei bastoni sulle pietre e sulla sabbia.

Alba durante l'ascensione al Gran Paradiso
Alba durante l'ascensione
al Gran Paradiso

Primi raggi di sole sul Monte Bianco
Primi raggi di sole
sul Monte Bianco

Ora le cime delle montagne si stagliano scure contro il cielo che va schiarendosi lentamente, ormai si indovina anche il sentiero: una striscia di un grigio più chiaro in mezzo alle ombre scure dei sassi della morena. Possiamo spegnere il frontalino.

Proseguiamo sulla cresta della morena fino alla quota di circa 3080 metri dove il sentiero si interrompe ai piedi di una fascia rocciosa: una decina di metri di facile salita dove occorre prestare attenzione a dove si mettono i piedi, qualcuno si aiuta posando le mani sulla roccia, per assicurare i più timorosi le guide hanno piazzato uno spit dove finisce la parete.

Ora il sentiero percorre la dorsale rocciosa che separa il ghiacciaio del Gran Paradiso da quello di Laveciäu. La pendenza è modesta, si cammina sulle rocce rotte dal gelo, solo di tanto in tanto si vede un pugno di terra dal quale spunta una fiore coraggioso o un’erba particolarmente tenace.

Il cielo si tinge di rosso: è l’alba. Dopo alcuni minuti i primi raggi di sole illuminano le cime più alte e cancellano le pennellate di porpora, arancio e fucsia che il sorgere del sole ha tracciato poco prima sulle Alpi.

Alcuni ometti segnano la traccia quando si attraversano banchi di roccia più resistente, quella che non è stata ancora frantumata dalle intemperie.

Ghiacciaio di Laveciäu
Ghiacciaio di Laveciäu

Cordate sul ghiacciaio di Laveciäu
Ramponi e cordate sul
ghiacciaiodi Laveciäu
(video MP4 0.5 MB)

Ghiacciaio del Gran Paradiso a quota 2850 circa
Ghiacciaio del Gran Paradiso
a quota 2850 circa
(video MP4 0.5 MB)

Poco più avanti la roccia è fessurata dando origine a lunghi parallelepipedi, alcuni sono stati drizzati ai lati del sentiero a far da segnavia, sembrano delle gigantesche baguettes piantate per strada per ricordare la via al gigante Gargantua.

Poco dopo la traccia piega a Nord dirigendosi verso il ghiacciaio di Laveciäu. Si scende ancora su terreno solido per alcuni metri poi il sentiero si interrompe sul bordo del ghiacciaio. È tempo di indossare l'imbrago ed il ramponi.

Ci leghiamo in cordata e cominciano a salire. Eric non ha patito né l'altezza né l'avvicinamento, è sereno e in ottima forma, io guardo con impazienza il serpentone di alpinisti che salgono lenti zigzagando tra i crepacci. Sarà l'ascensione del fair-play: un passo fuori dalla traccia per far passare chi è più veloce di noi, un cenno di capo e due parole di ringraziamento a chi ci fa passare, ogni tanto una pausa, tanto il tempo è bello e non dobbiamo fare a gara con nessuno.

La parte bassa del ghiacciaio è solcata da numerosi crepacci, larghi e profondi. Sono voragini di ghiaccio invalicabili che costringono a fare continue deviazioni, fortunatamente diventano meno numerosi durante la salita e l'ascensione procede più spedita.

Crepaccia terminale del ghiacciaio del Gran Paradiso
Crepaccia terminale del
ghiacciaio del Gran Paradiso

Ghiacciaio della Tribolazione visto dal Gran Paradiso
Ghiacciaio della Tribolazione
(versante di Cogne)

Camminiamo lungo traccia coperta di neve battuta e gelata, la pendenza non è mai impegnativa, nulla di comparabile alle difficoltà dovute al ghiaccio vivo ed fortemente inclinato della parte bassa del ghiacciaio del Gran Paradiso su cui abbiamo visto faticare alcune cordate.

Raggiungiamo la Schiena d'Asino, il dosso sotto il quale si dividono le due lingue glaciali. È il punto nel quale si uniscono le due vie normali per il Gran Paradiso, quella che abbiamo percorso e sale dal Rifugio Chabod e quella che si percorre ad inizio stagione partendo dal Rifugio Vittorio Emanuele II.

Sbuchiamo in pieno sole e seguiamo prontamente il consiglio di una guida che ci precede ed invita i suoi clienti ad indossare gli occhiale protettivi; senza di essi il riverbero della neve e la quota ci farebbero lacrimare abbondantemente.

La parte più impegnativa è ormai alle nostre spalle, saliamo alcuni dolci pendii coperti da neve ghiacciata senza incontrare alcun crepaccio poi lasciamo sulla destra i tre enormi gendarmi rocciosi della Becca di Montcorvé. Poco più avanti avanziamo con un po’ di fiato corto sull'ultimo tratto ripido che dà accesso al circo glaciale ai piedi della vetta.

Con un ampio semicerchio ci portiamo ai piedi della fascia rocciosa, oltrepassiamo la crepaccia terminale larga appena una spanna e dopo aver riposto i ramponi ci arrampichiamo sulle facili roccette che portano alla madonnina.

Cengia sotto la vetta del Gran Paradiso
Cengia sotto la cima
del Gran Paradiso

Statua della Madonna sulla vetta del Gran Paradiso
Statua della Madonna
sulla vetta del Gran Paradiso

Il passaggio obbligato che porta alla vetta è attrezzato con alcuni spit, ci fermiamo per lasciar passare alcune cordate che scendono: una guida con i suoi clienti, una signora di mezz'età con gli amici, un signore che nell'emozione del momento non riesce a fare il nodo mezzo barcaiolo e ci costringe a fermarci e ad osservare il panorama per lunghi minuti. Eric è impaziente, vorrebbe rinunciare, ma non è possibile scendere a valle senza una foto di rito a fianco della Madonnina, rischieremmo di fare un’ascensione alla Cagliostro, l’asino che nel 1931 venne portato fin sotto la vetta e vide dall'alto il ghiacciaio della Tribolazione.

Percorro in fretta la cengia lunga un paio di metri e larga una spanna che porta alla vetta, è un passaggio esposto, a picco sul ghiacciaio della Tribolazione che dà una scarica di adrenalina ogni volta che lo si percorre. Non è nulla di difficile dal punto di vista tecnico: all'altezza dei fianchi corre una facile fessura nella quale si può infilare tutto il palmo delle mani. Attrezzo il passaggio e anche Eric mi raggiunge: alle 11.30 siamo in vetta, ci fa la foto una gentile alpinista straniera. Tutti e due abbiamo un sorriso che arriva alle orecchie, Eric è salito sul suo primo quattromila, io ho raggiunto la vetta con mio figlio.

Curiosità

Nel 1931 l'Abbé Henry ed il Signor Dayné condussero sulla vetta del Gran Paradiso l'asino Cagliostro; a questa pagina si trova una sintesi dell'inconsueta ascensione.

Bibliografia

Massimo Martini, Tracce Lievi, escursionismo con racchette da neve in Valle d'Aosta, Martini Multimedia Editore, Saint Vincent 2007, pag. 204 (escursione invernale con le ciaspole al rifugio Vittorio Emanuele II)
Luca Zavatta, Le valli del Gran Paradiso e la Valgrisenche, L’Escursionista Editore, Rimini 2003
Joseph-Marie Henry (Abbé), Le messager Valdôtain 1932, Société Éditrice Valdotaine (Imprimerie Catholique), Aoste 1931, pag. 18-32 (con illustrazioni)

Cartografia

L’Escursionista Editore – Carta dei sentieri 9 – Valsavarenche Gran Paradiso – scala 1:25.000
Istituto Geografico Centrale – Foglio 3 – Il Parco Nazionale del Gran Paradiso – scala 1:50.000

PAGINA DEL 22.10.2010

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