Difficoltà: escursionistico

Passeggiata invernale al
Ru dou Pan Perdu di Châtillon

Dalla piazzola a monte della fraz. Isseuries – Isserie

MAPPA OSM: RAPIDA DINAMICA

MAPPA REFUGES.INFO: RAPIDA DINAMICA

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partenza: 800 m
arrivo: 970 m
dislivello in salita: 170 m circa

andata: 0h30
ritorno: 0h20
totale: 0h50

Segnavia: assente

Tratti difficili: sì
Tratti esposti: sì
Ombra: sì

pericolo caduta massi: sì

Periodo consigliato:
tutto l’anno

Da vedere:
la cava di marmo,
le arcate medioevali del Ru dou Pan Perdu.

Itinerari collegati:
Ru dou Pan Perdu di Châtillon estivo,
Il ponte acquedotto romano di Pondel,
Ru Pan Perdu Antey.

Accesso al punto di partenza:

Uscita autostradale: Châtillon-Saint Vincent
Distanza dal casello autostradale: 5.2 km
Avvicinamento in auto dal casello autostradale: 10 minuti

Distanza progressiva Tempo Indicazioni Lunghezza tratto
0 km 0h00 Dall'uscita autostradale di Châtillon Saint Vincent si gira a sinistra seguendo le indicazioni per Cervinia, si attraversa il centro storico e dopo il ponte 0.800 km
0.800 km - A destra seguendo le indicazioni per Valtournenche 0.100 km
0.900 km - A destra seguendo le indicazioni per Breuil-Cervinia 0.200 km
1.100 km 0h05 A destra seguendo le indicazioni per Breuil-Cervinia 2.300 km
3.400 km 0h06 A destra per Isseuries–Isseurie 1.800 km
5.200 km 0h10 Arrivo alla piazzola. -

Piazzola a lato della strada
Piazzola a lato della strada
per Isseuries

Introduzione

Questo breve itinerario si svolge in buona parte all'ombra di un bosco di pini e roverelle. Porta sull'antico tracciato del Ru dou Pan Perdu di Châtillon il canale irriguo che portava le acque del torrente Marmore fino alla collina di Saint Vincent

Non si conosce con precisione la data di costruzione di questa opera imponente, ma documenti di archivio ne attestano l'esistenza nel 1325.

Descrizione

Dopo aver lasciato l'auto nella piazzola sulla sinistra si prosegue lungo la strada asfaltata fino a oltrepassare la partenza del sentiero che sale a ricongiungersi con la mulattiera per Promiod. Attenzione! Non bisogna imboccarlo ma proseguire ancora lungo l'asfalto fino ad incontrare dopo pochi minuti il sentierino ripido che si inerpica a monte della strada.

Per maggior sicurezza controllate che sia visibile la sua continuazione sotto la strada che scende verso il Ru des Gagneurs.

Dopo pochi passi la pendenza diminuisce, si passa sotto una parete rocciosa e si arriva in vista delle cava di marmo. Si passa a fianco degli sbancamenti da cui si estrae il marmo verde e dopo aver lasciato sulla destra una casa isolata si prosegue su di una strada sterrata che pini ed arbusti hanno colonizzato riducendola ad uno stretto sentiero.

Inizio sentiero per il Ru du Pan Perdu di Châtillon
Inizio sentiero

All'altezza della collina coperta dalla macchia si prosegue sul sentiero principale trascurando la traccia a sinistra che porta nel vallone alle sue spalla e il sentiero a destra che ben presto si riduce ad una esile traccia che risale in maniera confusa il pendio e poi si immette nel vecchio alveo del ru.

Si cammina nell'ombra della vegetazione tipica dei luoghi secchi: pini silvestri e roverelle, poi d'un tratto si arriva su una balza rocciosa di fronte alle placche su cui resistono abbarbicati da più di 700 anni i resti del Ru dou Pan Perdu di Châtillon.

Sono pilastri, archi e pezzi di muro che crescono su scaglie di roccia piccolissime e poi piano piano si ingrandiscono sfruttando la leggera inclinazione della parete fino a permettere il passaggio di una lama d'acqua larga un paio di spanne.

Proseguendo lungo la cresta si raggiunge il punto dove il canale superava il dosso ed è con un poco di emozione che si passa fisicamente sopra questa opera ardita che ha sfidato il passare dei secoli. Chi lo desidera può proseguire verso destra e dopo aver aggirato alcune rocce passando a monte, proseguire lungo il vecchio alveo che conduce pressoché in piano verso Saint Vincent.

Sentiero per il ru du pan perdu e sullo sfondo le Dames de Challand
Sentiero e Dames de Challand

Curiosità

Non si conosce con precisione la data di costruzione di questa opera imponente: è probabile che i lavori siano stati eseguiti tra il XIII e il XIV secolo. Verso il 1250 venne infatti costruito il ru de Joux che deriva l’acqua dal torrente Saint Barthélemy portandola a Verrayes e questo Ru du Pan Perdu, risulta donato a Pietro di Challant, e dunque esistente, nel 1325.

Anche se è a volte chiamato Ru des Sarrasins (il Ru dei Saraceni) non è stato costruito sotto la dominazione araba. L’unico documento che attesti l’attività della suddetta popolazione al di qua delle alpi lo si trova nella "cronaca di Novalesa" scritta verso la metà dell'anno mille nella quale viene descritta l'occupazione e il saccheggio del monastero della val di Susa avvenuti nei primi anni del X secolo da parte di bande di “saraceni”.

A partire dal 1200, comincia a diffondersi nelle Alpi l'uso di indicare come saraceni oggetti o resti di fabbricati antichi o realizzati con tecniche non più usuali: nel 1327 infatti vengono indicate come saracene le mura romane di Susa, e verso la metà del XIV secolo presso Ivrea si indicano come “tegule saracenorum“ i vecchi tegoloni utilizzati nelle costruzioni romane. Numerosi eruditi dal XVII secolo in poi applicarono una buone dose di fantasia al tema inventando cronache apocrife che attribuivano ai saraceni opere e attività che non hanno nessun riscontro storico.

Ru du Pan Perdu di Châtillon e sullo sfondo Torgnon innevato
Ru du Pan Perdu di Châtillon

Il ru descritto da Edward Whymper

Numerosi viaggiatori inglesi lasciarono traccia di queste rovine nei loro diari di viaggio. Il più importante, Edward Whymper che nel 1865 conquistò il Cervino le descriveva così:

” 1° agosto 1863 ... si possono notare, in numerosi punti lungo il versante destro della valle, gruppi di arcate costruite a ridosso delle pareti di roccia. Le guide illustrate sostengono tutte, non so con quale autorità, che si tratta dei resti di un acquedotto romano. Le rovine evidenziano l’audace concezione tipica di Roma, ma non sembrano averne l’usuale solidità. Gli archi mi sono sempre sembrati ciò che resta di un lavoro mai concluso, e so da Jean-Antoine Carrel che altri ne esistono, non visibili dal sentiero, e tutti presentano le stesse caratteristiche. Ci si potrebbe chiedere se quelli nei pressi di Antey siano romani: alcuni sono a tutto sesto, altri presentano un’angolazione evidentemente appuntita. Quello che si vede a fianco è del secondo tipo, e potrebbe pur essere ritenuto un lavoro realizzato intorno al XIV secolo, o anche più tardi. È un arco in muratura a doppia centina, autoportante in mattoni rudimentali. Questi manufatti meriterebbero l’attenzione di un archeologo, anche se si potrebbe incontrare qualche difficoltà nell’avvicinarli da presso.”

tratto da Edward Whymper, La salita del Cervino, Traduzione di Anna Balbiano d'Aramengo, CDA&VIVALDA EDITORI, Torino 2004.

Bibliografia:

Edward Whymper, La salita del Cervino, Traduzione di Anna Balbiano d'Aramengo, CDA&VIVALDA EDITORI, Torino 2004
Aldo A. Settia, la tradizione inventata: i saraceni nelle alpi marittime, in L'Alpe n° 3, Ivrea 2000
Crétier Pier-Giorgio (all'anagrafe Piergiorgio), Mulini e Torchi a Saint-Vincent, Imprimerie Valdôtaine, Aosta, 1994, pag. 35
Ugo Torra, la Valtornenche, le sue antichità, Tipografia Eporediese 1973

Cartografia:

Istituto Geografico Centrale – Foglio 5 – Cervino–Matterhorn e Monte Rosa – scala 1:50.000
Comunità Montana Monte Cervino – Foglio 2 media valle – scala 1:25.000

PAGINA DEL 19.12.2008
ULTIMO SOPRALLUOGO 7.12.2012
ULTIMO AGGIORNAMENTO 8.12.2012

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