Distanza progressiva | Tempo | Indicazioni | Lunghezza tratto |
0 km | 0h00 | Dall'uscita autostradale di Courmayeur immettersi sulla statale seguendo le indicazioni per tunnel del Monte Bianco | 5.000 km |
5.000 km | - | Girare a destra e subito dopo a sinistra per Entrèves e Val Ferret e risalire tutta la valle | 10.200 km |
15.200 km | 0h25' | Lasciare l'auto nel parcheggio al capolinea dei bus della SAVDA. | - |
Sbarra sulla strada per il Rifugio Elena
Questa bella escursione in un ambiente severo di alta montagna permette di prendere confidenza con le difficoltà dell'escursionismo estremo.
Vi sono tratti esposti e non bisogna sottovalutare il pericolo della caduta di sassi ma il panorama dal Rifugio Dalmazzi, a pochi passi dal ghaicciaio del Triolet, merita senza dubbio la fatica e i rischi che si corrono per raggiungere questo nido d'aquila.
Dopo aver parcheggiato l'auto si prosegue lungo la strada asfaltata che si dirige verso l'alta Val Ferret. Si attraversa il ponte sul torrente che scende dal Vallone di Belle Combe poi si procede lungo la strada sterrata che porta al Col Ferret.
Si incontra prima sulla destra il parcheggio sterrato dal quale parte il tratto del Tour du Mont Blanc che porta al Rifugio Elena, poi al suo interno, una palina della sentieristica che indica il Rifugio Dalmazzi a 2h30 di cammino.
Passerella sulla Dora di Ferret
Continuando sulla sterrata si lascia a sinistra il bivio per il Bivacco Comino (segnavia 22), e una cinquantina di metri dopo la sbarra metallica che chiude la strada si gira a sinistra seguendo una pista inerbita che scende verso il fondo della valle.
Su di un masso è stata affissa nel 1999 una targa che dedica questo sentiero al Coro Monte Cauriol di Genova. Si attraversano su quattro diverse passerelle le ramificazioni e gli affluenti della Dora di Ferret poi si comincia a salire lungo la morena lasciata dal ghiacciaio del Triolet.
Ben presto la morena lascia il posto ad una piccola pietraia, si attraversa un tratto tappezzato da mirtilli e rododendri poi si prosegue verso il fianco nord del vallone, sospesi tra il torrente che solca il fondo della valle glaciale e le rocce montonate, lisciate dallo scorrere del ghiacciaio.
Unica piccola difficoltà un gradino di rocce spaccate alto circa due metri che si trova ai piedi dell'ultimo larice. Poco più avanti si passa dal margine esterno del cordone morenico a quello interno, si scende per alcune decine di metri di dislivello all'interno del vallone glaciale poi si riprende la salita e ci si riporta sul filo della cresta.
Si percorre la cresta fino a superare di poco i 2200 metri di quota poi si abbandona la morena per dirigersi a destra verso le rocce che sostengono il rifugio.
Morena e ghiacciaio del Triolet dalla Val Ferret
Si attraversa il nevaio fino a raggiungere i tre canaponi posati a partire dei 2300 metri con i quali è attrezzata la parte finale del sentiero: sono delle grandi corde bianche in fibra artificiale fissate alla roccia con dei tasselli metallici e permettono di salire in sicurezza sulle rocce ripide ed esposte che formano il fianco della valle.
I tratti di corda sono di lunghezza diversa, fissati rispettivamente da 4, 7 e 5 tasselli, alcuni sono stati strappati dalla roccia dalle valanghe o dalle scariche di pietre che cadono dalle cime sovrastanti.
Segue un tratto in piano, un vero balcone panoramico sulla valle sottostante, un tempo occupata dalla lingua glaciale del ghiacciaio del Triolet. A circa 2450 si trovano i primi dei 25 gradini che compongono la brevissima via ferrata: il tratto attrezzato è composto da tondini di ferro piegati ad U ed infissi nella roccia.
Si sale all'interno di una spaccatura assicurandosi all'ultimo canapone. Raggiunta l'uscita della piccola ferrata si ritrova il sentiero che curva verso est e passando davanti alla piazzola di atterraggio degli elicotteri porta in breve al rifugio.
Nevaio sotto il rifugio Dalmazzi
Per raggiungere il locale invernale, sempre aperto, si passa a monte del rifugio e si entra dal lato est. All'interno vi sono 16 posti letto con cuscini e coperte, un tavolo con una panca e due sgabelli. Nell'ampio locale alto circa quattro metri trova posto anche il telefono di emergenza.
Dalle finestre si domina la bellissima valle occupata un tempo dal ghiacciaio del Triolet, il riscaldamento climatico ha fatto fondere i ghiacci lasciando al loro posto una distesa di sassi sterili ma estremamente suggestiva. In estate questa colossale incisione è percorsa dalla acque di fusione il cui colore varia, durante la giornata tra il ceruleo, l'azzurro ed il grigio scuro.
La prima costruzione del rifugio Dalmazzi risale al 1880; era frequentato soprattutto da cercatori di cristalli perché nelle vicinanze si trovavano alcuni giacimenti di quarzo fumé.
Luca Zavatta, Le valli del Monte Bianco, pag. 71, L’Escursionista Editore, Rimini 2004
Via ferrata per il Rifugio Dalmazzi
L’Escursionista Editore – Carta dei sentieri 1 –
Monte Bianco Courmayeur – scala 1:25.000
Istituto Geografico Centrale – Foglio 4 –
Massiccio del Monte Bianco – scala 1:50.000
Comunità Montana Valdigne Mont Blanc – I sentieri – scala 1:50.000
SOPRALLUOGO DEL 22.06.2006
PAGINA DEL 21.05.2008
ULTIMO AGGIORNAMENTO 7.05.2012
Quest'opera di Gian Mario Navillod è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.