Distanza progressiva | Tempo | Indicazioni | Lunghezza tratto |
0 km | 0h00 | Dall’uscita autostradale di Aosta Ovest si gira a destra seguendo le indicazioni per Aymavilles e Cogne per poi risalire tutta la valle di Cogne | 20.200 km |
20.200 km | 0h30' | Alla rotonda proseguire dritti per Valnontey | 0.500 km |
20.700 km | 0h30' | Dopo la piazza principale di Cogne girare a destra per Valnontey | 2.900 km |
23.600 km | 0h35' | Si lascia l'auto nel parcheggio dopo il villaggio di Valnontey, dove finisce la strada asfaltata | - |
Questa piacevole escursione porta al bivacco Martinotti, un nido d'aquila che domina l'intera Valnontey. È stato costruito su di una lama di roccia a fianco del ghiacciaio del Money. Qui il silenzio è rotto solo dal rumore dell'acqua di fusione dei ghiacciai e dai crolli dei seracchi. L'accesso non è difficile ma il sentiero è solitamente poco frequentato e in alcuni punti molto ripido. Si consiglia pertanto questa escursione ai soli escursionisti esperti.
Con un poco di fortuna è possibile avvicinare stambecchi e camosci, in estate questi incontri si fanno rari perché con l'arrivo della bella stagione questi animali si spostano in alta montagna.
Dal bivacco Martinotti è possibile raggiungere il bivacco Borghi portandosi sul filo della morena del ghiacciaio del Grand Croux e seguendo la traccia di sentiero che porta a questa costruzione a botte verniciata di rosso.
Seguendo le indicazioni della segnaletica escursionistica ci si avvia lungo la strada sterrata che percorre il fondovalle, sulla destra il torrente Valnontey scorre veloce tra gli argini. Sulla sinistra si intravedono tra le tende i piccoli fabbricati del campeggio Gran Paradiso, l'ultimo della valle.
All'imbrunire e al mattino presto le volpi si aggirano in questi luoghi, con un poco di fortuna è possibile vedere da vicino questi bellissimi animali che altrove la caccia ha reso diffidenti.
Poco più avanti si stacca sulla sinistra il sentiero per Plan de Tournetta, proprio di fronte al ponte per Leuttaz.
Si prosegue lungo la sterrata che attraversa alcune macchie di conifere fino ad arrivare a David, una bella casa di montagna restaurata con cura, dietro di essa si vede un rascard: il fabbricato rurale costruito con tronchi di larice che veniva usato un tempo come fienile, pagliaio e per la battitura del grano.
Nel dialetto di Cogne questo piccolo nucleo di fabbricati era chiamato lo mayen de Davit, la malga di David, ed è citato nel volume di Celestino Guichardaz e Andrea Fassò sulla parlata francoprovenzale di Cogne, un interessantissimo studio sulla vita quotidiana di questa comunità colta nel passaggio tra la civiltà contadina e quella postindustriale.
Poco più avanti si attraversa una macchia di larici cresciuti tra i grandi massi di un'antica frana dove di tanto in tanto scendono a ruminare i camosci. Un piccolo rettilineo porta all'inizio del villaggio di Vermiana: un pugno di case, meno di una decina, raggruppate intorno alla strada sterrata che percorre il fondovalle.
Alcune di esse sono state restaurate ma la maggior parte è ancora abbandonata essendo venuta meno la loro funzione di sostegno all'agricoltura di autosussistenza che in Valle d'Aosta è stata praticata fino alla metà del XX secolo.
Ogni famiglia ricavava di che vivere dall'allevamento di alcune mucche, qualche ovino e, in quelle più ricche, del maiale che veniva macellato in autunno all'arrivo dei primi freddi. L'orto forniva la verdura e nei campi erano coltivati i cereali e le patate.
In ogni villaggio si trovano perciò le stalle e i fienili per la conservazione del foraggio e delle spighe dei cereali prima della battitura, l'area di fienile riservata alla battitura del grano, la cantina per la conservazione delle derrate, il locale per la lavorazione del latte e le poche stanze utilizzate dai membri della famiglia.
Da Vermianaz di prosegue lungo la strada sterrata fino a trovare sulla sinistra l'inizio del sentiero n. 22 per i bivacchi dell'alta Valnontey. (Poco più avanti la strada si interrompe nei pressi del guado sul torrente Valnontey).
Si imbocca il sentiero che nel primo tratto è abbastanza stretto ma poi si allarga fino a raggiungere l'ampiezza maestosa delle strade reali di caccia. Si cammina tra macchie di conifere, numerosi larici ed alcuni abeti rossi. Nel sottobosco spiccano all'inizio dell'estate i fiori rossi dei rododendri.
Dopo aver lasciato sulla sinistra il bivio dal quale si stacca il sentiero per il bivacco Money si attraversa un tratto in piano completamente allo scoperto. In altro contro il cielo si vede la Testa di Valnontey (3562 m) incorniciata dai ripidi fianchi della valle. Sotto di essa, quasi a farle da collana, un bosco di larici.
Si percorre il lungo ponte in legno sul torrente Valnontey, l'alveo è ampio e disseminato dai sassi trascinati dalle piene. Dall'altro lato della valle il sentiero sale con alcune curve strette su di un terreno disseminato di depositi alluvionali. Si passa ai piedi di un enorme masso caduto dopo l'ultimo ritiro dei ghiacciai poi ci si porta sul fianco del vallone, lontano dal torrente e dalle sue piene rovinose.
Si procede in falsopiano attraversando alcune frane l'ultima delle quali ha considerevolmente ristretto il sentiero. Dopo aver attraversato un paio di ponti che in inverno vengono parzialmente smontati per proteggerli dalle valanghe si arriva alla incisione rupestre del 1866.
Incisione rupestre - Glacier 1866
È tracciata a quasi 2000 metri di quota: su di una parete lisciati dai ghiacciai, è incisa una freccia orientata verso sud che attraversa la scritta Glacier 1866. Sotto di essa due nomi separati da un trattino: E. D'Albertis – J. P. Carrel.
Al bivio successivo si lascia il sentiero per il bivacco Leonessa e si prende a sinistra seguendo le indicazioni per i bivacchi Borghi, Martinotti e Pol.
Dopo un primo tratto pianeggiante il sentiero comincia a salire tra i sassi della morena, smossi dalle valanghe e dalle piene del torrente. Lo si attraversa su di un ponte che in inverno viene parzialmente smontato per e si sale dolcemente tra le ultime latifoglie e i ciuffi di fiori profumati che crescono tra le pietre.
Compiendo un ampio semicerchio si arriva al bivio dal quale si stacca sulla sinistra, ripidissimo, il sentiero verso i bivacchi Borghi e Martinotti.
Seguendo i bollini gialli si entra in un minuscolo vallone percorso da un ruscello, lo si percorre interamente poi si percorrono poche decine di metri su di un cordone morenico che portano al bivio dove si stacca sulla destra il sentiero per il bivacco Borghi.
Si prosegue dritti, lungo la linea di massima pendenza fino ad arrivare ai piedi di una fascia rocciosa.
Si entra in un canalino detritico percorso da un ruscello che scende a cascatelle poi si devia sulla sinistra in mezzo a delle rocce rotte.
Si arriva ad un piccolo fazzoletto di terra, un pascolo verde tappezzato dai colori vivaci della flora alpina, stretto tra una parete rocciosa verticale e la parte esterna della morena lasciata dai ghiacciai.
Questa porzione di morena è stata coperta dai rododendri e in alcuni punti solo i massi più grandi spuntano tra le foglie sempreverdi di questi arbusti.
Seguendo i bollini gialli si attraversa una pietraia poi dirigendosi verso l'ometto costruito alle spalle del rifugio si percorre la scarpata inerbita oltre la quale si trova il bivacco.
Il bivacco è dedicato ad Alessandro Martinotti, la struttura portante è in legno ricoperta di lamiera. All'interno vi sono 6 posti letto dotati di coprimaterasso e coperte.
Si trova su di una cresta rocciosa sospesa tra i ghiacciai del Money e del Grand Croux. Dal bivacco guardando verso ponente si vedono i seracchi del ghiacciaio della Tribolazione. Verso nord si stende tutta la Valnontey con l'abitato di Gimillan sulla sfondo e sopra di esso la punta aguzza della Punta Garin (3461 m).
Dal villaggio di Vermiana (Valmiana) parte l'operazione di soccorso narrata nel romanzo breve di Virgilio Giacchetto, edito da Priuli & Verlucca: un centinaio di pagine che si leggono d'un fiato.
In un intreccio che lega la storia del Parco Nazionale del Gran Paradiso e la resistenza, lungo un filo che lega tre generazioni, si compie la profezia del nonno, la sua lezione di vita: “... ricordati che il bene che tu fai agli altri è come un credito che percorre sentieri sconosciuti, quando meno te lo aspetti ti verrà restituito ...”.
Massimo Martini, Luca Zavatta, Rifugi e Bivacchi della Valle d'Aosta, Editrek & L'escursionista Editore, San Giovanni Lupatoto (VR), 2012, ISBN 978-88-904-096-6-0, pag. 58
Virgilio Giacchetto, Due notti di ghiaccio nel Parco del Gran Paradiso, Priuli & Verlucca editori, Aosta 2006
Luca Zavatta, Le valli del Gran Paradiso e la Valgrisenche, L’Escursionista Editore, Rimini 2003
Celestino Guichardaz, Andrea Fassò, La parlata francoprovenzale di Cogne (Val d'Aosta), Libreria Scientifica Editrice G. Giappichelli, Torino 1974
L’Escursionista Editore – Carta dei sentieri 9 –
Valsavarenche Gran Paradiso – scala 1:25.000
L’Escursionista Editore – Carta dei sentieri 10 –
Valle di Cogne – scala 1:25.000
Istituto Geografico Centrale – Foglio 3 –
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso – scala 1:50.000
PAGINA DEL 30.07.2007
ULTIMO AGGIORNAMENTO 3.05.2012
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