Difficoltà: turistico

La fortezza di Plan Puitz di Saint Oyen 2090 m

Dal divieto di transito sopra il villaggio di Eternon 1713 m

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partenza: 1713 m
arrivo: 2090 m
dislivello in salita: 380 m circa

andata: 1h45
ritorno: 1h15
totale: 3h00

Segnavia: altavia 1, 14

Tratti difficili: no
Tratti esposti: no
Ombra: si

pericolo caduta massi: no
pericolo crolli in galleria: modesto

Periodo consigliato:
primavera, estate, autunno

Da vedere:
la fortezza in galleria,
la strada militare,
il panorama sulla vallata del Gran San bernardo.

Itinerari collegati:
fortezza sotto il belvedere d'Arpy,
fortezza verso il lago d'Arpy.

Accesso al punto di partenza:

Uscita raccordo autostradale per il traforo del Gran San Bernardo
Distanza dalla fine del raccordo: 20.600 km
Avvicinamento in auto dal casello autostradale: 0h30'

Distanza progressiva Tempo Indicazioni Lunghezza tratto
0.000 km 0h00 Dalla fine del raccordo autostradale per il Gran San Bernardo si prosegue lungo la statale 27 in direzione del Gran San Bernardo 13.700 km
13.700 km 0h15' Dopo aver oltrepassato l'abitato di Etroubles, subito prima di Saint Oyen, si gira a destra per Prailles e Eternod 4.100 km
17.800 km 0h20' Si prosegue dritti per Eternod trascurando la curva a destra 1.800 km
19.600 km 0h25' Sopra il villaggio di Eternod trascurare la stada alfaltata che scende al villaggio e proseguire dritti sulla strada sterrata per Plan Puitz e Barasson 1.000 km
20.600 km 0h30' A pochi metri del divieto di transito si parcheggia l'auto sul bordo della strada -

Partenza itinerario
Partenza

Introduzione

Questo piacevole itinerario si svolge interamente sulla strada militare che portava alla batteria in caverna di Plan Puitz.

Bivio per Barasson
Bivio per Barasson

La pendenza è modesta, ideale per gli amanti della bicicletta o per chi in inverno usa le ciaspole. Subito dopo la partenza si passa a valle dell’alpeggio di Barasson tra i pascoli fioriti, poi si entra in un fitto bosco di conifere che si dirada solo a pochi minuti dalla fortezza.

Dall’entrata si domina tutta la vallata che sale al Gran San Bernardo. Le postazioni d’artiglieria sono debolmente illuminate dalla luce che entra dalle feritoie, si consiglia di portare una pila per visitare il corridoio più profondo.

Descrizione

Dopo aver lasciato l'auto sul bordo della strada si prosegue all'ombra di alcuni alti larici fino alla biforcazione da cui parte la sterrata che sale all'alpe Barasson. Si continua sulla strada militare, a sinistra, seguendo la segnaletica dell'altavia n. 1 che porta prima al ponte sul torrente Barasson, poi attraverso i pascoli sotto l'alpeggio omonimo ad un vero e proprio balcone panoramico sui valloni di Flassin e Citrin.

Il bosco di conifere sotto Plan Puitz
Il bosco di conifere

Nella bella stagione i fiori di montagna riempiono di colori i lati della strada, sulla banchina crescono i cespugli di rosa canina che in primavera si coprono di fiorellini rosa e nella stagione invernale spiccano in mezzo alla neve grazie ai i loro frutti rossi.

All'inizio del grande bosco di conifere il piacevole tepore del sole lascia il posto all'ombra compatta degli abeti e a quella più sottile dei larici. Il tracciato del Tour des Combins attraversa la strada costruita per il passaggio dei cannoni poi anche l'altavia abbandona questa opera militare, gira sulla sinistra e si dirige verso il fondovalle.

Circondati dalla foresta si sale superando l'uno dopo l'altro i quattro tornanti che portano alla batteria in caverna. I rami fitti delle conifere riparano dal vento che agita in alto le cime degli alberi.

Entrata principale alla batteria
Entrata alla batteria

La pendenza è veramente modesta, i calcoli degli ingegneri che la progettarono agli inizio del 1900 rendono agevole la salita sia ai ciclisti che la frequentano in estate che ai ciaspolatori che la percorrono sino in primavera, profittando della neve che grazie all'ombra del bosco si mantiene a lungo.

Mano a mano che si prende quota il bosco diventa meno fitto, i larici sostituiscono gradualmente gli abeti che preferiscono quote più modeste e pendii più umidi; d'un tratto una casetta sulla destra indica che si sta entrando nella zona fortificata. Una decina di metri prima di essa si trova l'ingresso di un piccolo tunnel dalla forma di elle lungo in tutto una quindicina di metri.

Si prosegue lungo la strada militare; sopra una terrazza erbosa si nasconde un altro locale sotterraneo di circa 12 metri quadri di superficie che si raggiunge percorrendo pochi minuti di sentiero.

Panorama sulla valle del Gran San Bernardo
Verso il Gran San Bernardo

Dopo aver ripreso la sterrata a poche decine di passi dal paracarro numero 12 si raggiunge l'entrata della batteria .

All'ingresso principale largo 3 metri circa e rivestito in calcestruzzo, si affianca quello pedonale largo circa 1 metro e venti e ancora al grezzo, dove la roccia nuda in inverno è decorata da stalattiti e stalagmiti di ghiaccio. Le due entrate si congiungono nel corridoio principale, che subito dopo si biforca ad “Y”.

Sulla sinistra dopo un corridoio lungo una quindicina di metri si apre la prima sala sotterranea a forma di imbuto e larga una decina di metri. Come tutte le altre è illuminata da una feritoia larga circa 60 cm dalla quale sporgeva la canna del cannone.

Corridoio principale
Corridoio principale

Ad una trentina di passi lungo il corridoio principale si apre una sala gemella, rivestita come la prima in calcestruzzo. Nella terza sala i lavori non sono stati terminati, si vede il grande arco in cemento armato che sorregge il soffitto ma manca del tutto il rivestimento superiore delle pareti. La sua forma è asimmetrica: il corridoio si inserisce su di un lato della mezzaluna irregolare tracciata sotto la feritoia.

La quarta sala ha ancora le pareti scavate nella viva roccia, solo il pavimento e il corridoio d'accesso sono stati rivestiti con il cemento armato.

Proseguendo verso l'interno della fortificazione il corridoio si restringe e prende a salire, ai lati si incontrano due piccoli vani ancora al grezzo di circa 5 e 10 metri quadri.

Dopo una cinquantina di metri, quando il corridoio s'è fatto così stretto da consentire il passaggio di un solo uomo alla volta, si comincia a vedere la luce che entra nel pozzo di vedetta, si svolta sulla sinistra e uscendo dal pozzo ci si trova in mezzo ad un prato, sopra la vallata che sale al Gran San Bernardo.

Entrata pedonale
Entrata pedonale

Curiosità

Allo scoppio della prima guerra mondiale lo stato maggiore dell'esercito italiano temette la violazione della neutralità svizzera da parte delle truppe austriache e l'invasione della pianura padana attraverso i valichi alpini. Di conseguenza venne in tutta fretta approntata quella che oggi chiamiamo la Linea Cadorna, una linea fortificata lunga circa 200 chilometri, costruita in un paio d'anni, che copriva il confine svizzero dalla Lombardia alla Valle d'Aosta.

All'estremità occidentale iniziarono i lavori per la batteria in caverna di Plan Puitz che avrebbero dovuto impedire all'esercito austroungarico la discesa lungo la corrozzabile costruita nel 1905 tra Colle del Gran San Bernardo e il fondovalle.

A causa dell'andamento della guerra lavori non vennero mai terminati e i cannoni 149A destinati a questa fortificazione vennero inviati al fronte austriaco. Marco Boglione nel suo bellissimo libro dedicato alle strade dei cannoni segnala che che la strada militare da Saint Rhémy a Plan Puitz venne costruita in soli quattro mesi.

Qualche appunto di storia delle fortificazioni

Fino alla metà del 1800 le artiglierie erano ancora a canna liscia e ad avancarica, i cannoni più potenti riuscivano a sparare le palle a una distanza massima di quattro chilometri e la loro forza di penetrazione era di circa 3.60 metri nella terra.

Con la comparsa dei cannoni a canna rigata nel 1859, si modificò la forma dei proiettili che diventarono ogivali, raddoppiò la gittata e si introdusse il sistema a retrocarica che rendeva più veloce il tiro rendendo di colpo obsolete le vecchie fortezze.

Dopo la breccia di Porta Pia (20 settembre 1870) i rapporti diplomatici con la Francia si raffreddarono alquanto e divenne urgente il rafforzamento delle difese della frontiera occidentale. La stipula della triplice alleanza tra Italia Germania e Austria nel 1882 accelerò ancor di più l'attività fortificatoria lungo la frontiera con la Francia. Quello stesso anno entrò in servizio il cannone 149 G che raggiungeva una gittata di otto chilometri con proiettili da 40 kg di peso.

Prima camera sotterranea
Camera n. 1

Le fortificazioni si trasformarono; abbandonate le murature di pietre e mattoni, l'artiglieria si schierò all'aperto nelle batterie di protezione che erano caratterizzate da un terrapieno spesso dagli 8 ai 12 metri e nelle batterie semipermanenti, più piccole, che ospitavano non più di quattro pezzi. Le truppe alloggiavano nelle caserme difensive dotate di feritoie per i fucilieri, da utilizzarsi come punti di prima difesa.

Nel 1885 con l'invenzione delle granate torpedini, dei proiettili caricati con esplosivi ad alto potenziale, e del tiro a shrapnel, proiettili caricati a mitraglia che esplodevano a mezza'aria colpendo i serventi , le vecchie protezioni furono sostituite da batterie corazzate infossate nel terreno per ridurne la vulnerabilità.

Durante la prima guerra mondiale l'impiego dei mortai da 280 e da 420 mm mise in luce i limiti delle batterie corazzate che vennero sostituite dopo il 1931 dalle nuove fortificazioni ispirate a quelle della Linea Maginot: la fortezze erano scavate nella roccia da cui emergevano solo le postazioni di combattimento, i malloppi, che erano completamente rivestite di cemento armato e spesso blindate all'interno. Erano armate di mitragliatrici, cannoni anticarro o cannoni che raggiungevano i 10 km di gittata.

Terza camera sotterranea
Camera n. 3

L'utilizzo della carica cava, usata dai tedeschi nella conquista della fortezza belga di Eben Emael, ebbe ragione anche di questo tipo di fortificazione. La carica cava è costruita in modo da dirigere tutta la potenza dell'esplosione in un unico punto e riesce così a forare anche la corazza più resistente. Nel 1940 con un peso di 12.5 o 50 kg tali ordigni riuscivano a perforare corazze di 12 o 25 centimetri di spessore. Nel 1942 venne messo a punto un particolare proiettile che riusciva a bucare quattro metri di cemento armato prima di esplodere.

All'avvicinarsi della seconda guerra mondiale la linea fortificata italiana, il vallo alpino, era ancora lungi dall'essere terminata. Nel 1938 si misero in cantiere le opere tipo 7000, che presero il nome dal numero della circolare che ne illustrava le caratteristiche. Erano piccole casematte che ospitavano un paio di mitragliatrici o raramente un cannone anticarro, le loro feritoie erano protette da una piastra metallica annegata nel calcestruzzo che a volte superava i due metri si spessore.

Quarta camera sotterranea
Camera n. 4

A queste si aggiunsero nel 1940 le opere tipo 15.000 che avrebbero dovuto essere ben più estese ed in grado di sostenere attacchi prolungati. All'entrata in guerra dell'Italia, nel giugno 1940, nessuna era ancora completata, i lavori proseguirono fino al 1942 quando vennero definitivamente abbandonati.

Con il trattato di pace del 1947 numerose opere vennero annesse alla Francia grazie alle rettifiche del confine, delle altre era prevista “La distruzione ... nel limite di 20 chilometri da qualsiasi punto della frontiera, quale è determinata dal presente Trattato” che doveva essere “completata entro un anno dall'entrata in vigore del Trattato”.

Corridoio pedonale
Corridoio vedetta

Bibliografia:

Luca Zavatta, Gran San Bernardo, Valpelline e conca del Fallère, L’Escursionista Editore, Rimini 2004
Marco Boglione, Le strade dei cannoni, Blu Edizioni, Peveragno 2003
Dario Gariglio e Mauro Minola, Le fortezze delle Alpi occidentali, ed. l'Arciere, 1994

Cartografia:

L’Escursionista Editore – Carta dei sentieri 5 – scala 1:25.000
Istituto Geografico Centrale – Foglio 4 – scala 1:50000

Pozzo di vedetta
Pozzo di vedetta

PAGINA DEL 26.03.2007

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