Difficoltà: escursionistica

Escursione nel vallone di Comboé 2122 m

Dal tornante sopra la frazione Reverier Dessus di Charvensod 1162 m

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partenza: 1162 m
arrivo: 2122 m
dislivello in salita: 960 m

andata: 3h00
ritorno: 2h00
totale: 5h00

Segnavia: 14

Tratti difficili: no
Tratti esposti: sì
Ombra: parziale

pericolo caduta massi: sì

Periodo consigliato:
luglio per la fioritura dei rododendri oppure
primavera, estate, autunno

Da vedere:
i rododendri sopra l'alpe Ponteille,
il pianoro di Comboé,
gli alpeggi di Comboé,
l'eremo di Comboé.

Itinerari collegati:
Vallone di San Grato,
il Grand Tournalin.

Attenzione:
in questo itinerario vi sono dei toponimi equivalenti
e delle differenze di quota.

Uscita autostradale Aosta Est
Distanza dal casello autostradale: 14.500 km
Avvicinamento in auto dal casello autostradale: 0h23'

Distanza progressiva Tempo Indicazioni Lunghezza tratto
0.000 km 0h00' Dall'uscita autostradale di Aosta Est si seguono le indicazioni per Aosta Centro Pila e ci si immette sulla statale 26 in direzione Aosta 2.200 km
2.200 km 0h03' Al semaforo si gira a sinistra per Pila 0.600 km
2.800 km - Alla rotonda si gira a destra e si attraversa la Dora Baltea 1.000 km
3.800 km 0h05' Al bivio si gira a sinistra per Pila 2.900 km
6.700 km 0h09' Alla rotonda si seguono le indicazioni per Pila 7.800 km
14.500 km 0h23' Poco dopo il villaggio di Reverier Dessus si lascia l'auto all'interno dell'ampio tornante a destra -

Parcheggio sul tornante
Parcheggio

Inizio pista forestale
Pista forestale

Introduzione

Questa bella escursione porta nel vallone di Comboé, una splendida conca ai piedi della Becca di Nona sospesa sopra la città di Aosta.

I pascoli sono circondati da macchie di conifere e rocce severe. La pace di questo angolo di paradiso è rotta solo dai campanacci delle mucche al pascolo durante i pochi mesi della monticazione estiva.

Nel cuore di quest'ambiente idilliaco il canonico Georges Carrel fece costruire un rifugio nel quale ospitò alpinisti e scienziati venuti da tutta Europa per visitare questo vallone e salire sulla vetta della Becca di Nona.

Il comune di Charvensod costruirà a breve una strada tra l'alpeggio di Ponteille e Comboé, se volete vedere questa magica valle come l'anno vista gli occhi degli amici di Georges Carrel affrettatevi.

Descrizione

Proprio dal tornante dove si lascia l'auto si stacca un stradina asfaltata pianeggiante, chiusa da una sbarra, all'inizio della quale si trova la palina della sentieristica che indica Comboé segnavia 14 3h00.

Dopo pochi metri la strada entra nel bosco, perde il manto di asfalto e diventa una piacevole sterrata che si inoltra tra l'ombra tranquilla degli alberi verso le opere di presa sul torrente.

Inizio sentiero per Ponteille e Comboé
Inizio sentiero

Mulattiera per Ponteille e Comboé
Mulattiera

Poco prima di arrivare al corso d'acqua si stacca sulla destra il sentiero per l'alpe Ponteille e il vallone di Comboé, il segnavia è spesso nascosto dalla vegetazione ma alcuni metri di steccato rendono evidente l'inizio della salita.

Non appena si entra nel bosco di abeti bianchi misti a larici il sentiero si allarga notevolmente trasformandosi in un'ampia mulattiera larga fino a due metri che sale quasi sospesa sul corso d'acqua sottostante.

Il vallone è stretto e in alcuni punti il torrente ha scavato il suo corso direttamente nella roccia. Alcune piccole frane hanno interrotto il sentiero che è stato prontamente ripristinato dagli operai regionali; i tratti franati ora si superano su ponticelli di legno.

Si incontrano alcuni esemplari di abeti bianchi che raggiungono dimensioni colossali, un uomo solo non riesce ad abbracciarne il tronco possente che si perde nell'alto della foresta.

Dove il terreno si fa più umido le conifere lasciano il posto agli ontani, nel sottobosco proliferano ortiche e gerani di montagna che arrivano quasi a chiudere il sentiero. A tratti le narici ci riempiono del profumo dolciastro del giglio martagone.

Sulla sinistra appare una delle tante cascate del torrente, bianca di schiuma, poi si rientra nella foresta dove convivono fianco a fianco abete bianco e abete rosso.

Nuovo sentiero per l'alpe Ponteille
Nuovo sentiero

Primi pascoli dell'alpe Ponteille
Primi pascoli

Si distinguono dalla corteccia: più liscia per il primo e soprattutto per la disposizione degli aghi. Quelli dell'abete bianco sono disposti sui rametti a pettine; allineati su di un solo piano; quelli dell'abete rosso sono disposti a spazzola, più fitti. Un grande larice dalla corteccia spessa e rugosa completa questo bosco misto.

Dopo una salita ripida un nuovo sentiero confluisce da destra: si prosegue a sinistra seguendo le indicazioni del segnavia 14. Ci si dirige verso il torrente percorrendo un tratto ripristinato dopo il passaggio delle tubature dell'acquedotto.

Le scarpate sono ancora brulle, ci vorranno alcuni anni prima che riprendano il loro aspetto naturale, la pendenza è modesta e permette di riprendere fiato prima dell'ultima rampa sotto Ponteille.

Giunti a fianco del corso d'acqua si risale il suo corso passando a fianco di un fabbricato per la captazione dell'acqua. Poi davanti agli occhi si aprono i pascoli di Ponteille e, circondato dai boschi e da un anfiteatro roccioso si vede l'alpeggio.

Si prosegue lungo il sentiero che costeggia il torrente, si arriva alla strada sterrata che porta ai fabbricati rurali e appena prima del ponte carrabile, senza attraversare il torrente, si lascia la strada sterrata. Si prosegue sulla sinistra orografica imboccando una rampa selciata che porta all'ombra degli alberi.

Rampa selciata sotto l'alpe Ponteille
Rampa selciata

Il ponte pedonale per l'alpe Ponteille
Ponte pedonale

Dopo alcuni minuti di marcia all'interno di una macchia si incontra il tracciato di un ru, un canale irriguo che passa ai piedi di una pietraia. Se ne segue il corso verso monte, si supera l'opera di presa e ci si trova su di una pista forestale inerbita che sale tra i primi pini cembri. Sulla destra si susseguono le pietraie, a destra i fertili pascoli dell'alpeggio.

Si attraversa il torrente Comboé su di un bel ponte pedonale il legno. Ben visibile su di un pilone c'è la telecamera di controllo per il monitoraggio del torrente. Subito dopo la pista si biforca: a destra, in salita, ci si dirige verso il vallone di Comboé, a sinistra si arriva all'alpeggio di Ponteille.

Dal vecchio fabbricato a due piani la vista è piacevole, si vedono i pascoli fioriti circondati dai boschi di conifere, dall'altra parte della valle, sulla sinistra, la sella che ospita il bivacco Penne Nere tra la punta tozza del Mont Mary a levante e la Becca di Viou a ponente. A destra lontanissima la Punta Cian e il piccolo ghiacciaio omonimo.

Una scritta sulla finestra recita “bienvenus a ponteille” “benvenuti a Ponteille” che nel dialetto valdostano significa ponticello.

Per raggiungere Comboé si prosegue lungo la pista forestale che passa dietro l'alpeggio, si passa davanti ad una costruzione dell'acquedotto dove si ritrova il segnavia 14 e a circa 1700 metri di quota si lascia la strada e si imbocca l'ampio sentiero che si stacca sulla destra.

Alpe Ponteille nel vallone di Comboé
Alpe Ponteille

Panorama dall'alpe Ponteille
Panorama sotto Ponteille

Girando il capo verso il fondovalle si vede in lontananza il Grand Combin incorniciato dalle conifere: è una vetta che supera i 4000 metri di quota posta interamente in territorio elvetico ma grazie alla sua posizione estremamente visibile dalla valle che porta al Gran San Bernardo ha dato curiosamente il nome a una Comunità Montana della Valle d'Aosta.

Si cammina all'interno del lariceto, il sottobosco è fitto di rododendri, qua e là spuntano alcuni pini cembri.

La salita è costante e dolce. Sul tappeto di fiori rossi che copre il ripido pendio si alzano le sagome snelle delle conifere; sullo sfondo gli spruzzi bianchi delle cascate del torrente risaltano sul colore scuro delle rocce e del bosco. Il getto pulsa impetuoso, scende a fiotti come il sangue pompato nelle arterie.

Quasi senza accorgersene ci si avvicina al torrente e improvvisamente, dopo una curva, appare l'alveo roccioso pieno di schiuma bianca. L'acqua cristallina che si frange e si mescola tra i sassi, spinta in una corsa inarrestabile verso il tranquillo corso della Dora Baltea.

All'energia scatenata delle acque si oppone la forza serena di un vecchio larice che assiste placido al trascorrere delle stagioni, il tronco striato da licheni dal colore verde acido.

Cascata del torrente Comboé
La cascata

Il Grand Combin salendo verso il vallone di Comboé
Il Grand Combin

Ai suoi piedi passa il sentiero, un tempo calcato dagli scarponi dei montanari, ora da quelli degli escursionisti.

Si risale il corso del torrente tra sassi affioranti e cespugli di rododendri, poco a poco la pendenza diminuisce e si raggiunge all'inizio del pianoro di Comboé: ai piedi di una croce in legno si stacca sulla sinistra il sentiero 15B, poco più avanti si incontra un ponticello in legno.

Il questo punto il torrente è molto più tranquillo, con uno sguardo si abbraccia tutta la parte bassa dei pascoli dell'alpeggio: una splendida distesa verde attraversata dalle acque limpide.

All'estremità inferiore di questo vallone sospeso si vedono i ruderi di una vecchia stalla di cui sono riconoscibili solo i muri perimetrali mentre l'interno è completamente colonizzato dalla vegetazione: un tappeto verde ha preso il posto del tavolato di larice dove dormivano le mucche.

All'orizzonte, sopra questi muri sbrecciati, si vedono i ghiacciai del Monte Rosa e la punta del Breithorn.

Un dolce pendio porta nei pressi dell'Alpe Comboé di sotto. Questo interessantissimo esempio di architettura rurale merita una visita: è formato dalla casera e da una stalla lunga una cinquantina di metri, nel suo interno trovavano riparo due file di vacche da latte sotto il tetto in lose sostenuto da una dozzina di capriate.

Primi pascoli dell'alpe Comboé
Primi pascoli

Camino della casera nell'alpe Comboé di sotto
Camino della casera

Alpe Comboé di sotto
Alpe Comboé di sotto

All'interno della casera si trova il grande camino sotto il quale veniva posta la caldaia per la lavorazione del latte: è un particolare architettonico estremamente raro in alpeggio dove solitamente il fumo usciva tra le fessure delle lastre di pietra che coprono il tetto.

La cappa misura due metri e venti per novanta centimetri circa e i fumi vengono espulsi da un microscopico camino che si trova sulla facciata ovest.

Da notare una graziosa finestrella sulla facciata nord costruita interamente con pietra a secco, senza leganti.

I muri sono arrossati da una tipo di licheni che si trovano spesso nei pressi degli alpeggi, sui battenti di una porta si trovano numerose incisioni: una delle più antiche risale al 1862.

Sorgente e laghetto nel vallone di Comboé
Sorgente e laghetto

I rilievi dei due edifici eseguiti da Danilo Marco e Fabio Fracellio sono stati pubblicati nel 2009 nel volume Muri d'alpeggio in Valle d'Aosta: storia & vita citato nella bibliografia. Dopo un ultimo sguardo alle monumentali costruzioni si lasciano le vecchie pietre dell'alpeggio per proseguire lungo il sentiero verso la parte alta del vallone.

Eremo e cappella di Comboé
Eremo e cappella

Si entra in una macchia di pini cembri e dall'ombra serena di queste conifere si segue lo scorrere dell'acqua che esce da una sorgente, forma un piccolo laghetto azzurro e si dirige con alcune curve pigre verso il centro del vallone.

In alto si scorgono i tetti in lamiera dell'alpeggio principale, di fronte ad essi si trova il rifugio edificato nel 1860 per volere del canonico Georges Carrel e la cappella attigua.

Dopo aver raggiunto l'incrocio con il sentiero che arriva da Pila passando per Plan Fenêtre in pochi minuti si arriva a Comboé, un'oasi di pace e serenità nella quale è passato il fior fiore degli scienziati e degli alpinisti europei invitati dal Canonico Georges Carrel per salire alla Becca di Nona.

A fianco della porta d'entrata una figura umana sbozzata in un tronco di aghifoglie sembra dibattersi per uscire dalla prigionia della materia.

Sull'architrave in pietra è stata incisa la scritta "G · CARREL · C · 1860", sotto di essa il rivestimento in ferro del battente ricorda il vecchi forzieri medioevali.

Il vallone di Comboé sotto l'alpeggio principale
Vallone di Comboé

Ad una decina di metri a monte della cappella di Comboé è stato scolpito un volto di Cristo. Si trova all'interno di un nodo nel tronco di un vecchio larice.

Cappella e laghetto a Comboé
Cappella e laghetto

Curiosità 1

Un'altra opera d'arte si trova a pochi minuti dalla cappella. Per raggiungerla basta proseguire lungo il sentiero che porta alla Becca di Nona; si passa a fianco del laghetto, si percorre un minuscolo vallone e arrivati al bivio si prende a sinistra seguendo il segnavia 16.

Si attraversa un pianoro incantevole dove l'erba è bassa e si distingue da un tappeto inglese solo per i colori squillanti della flora montana.

Il torrente a questa quota è poco più di un ruscello e scende sereno tre le sponde inerbite, l'acqua trasparente gorgoglia tra i meandri e rappresenta un invito irresistibile per i piedi provati dalle lunghe camminate estive.

Si attraversano i ruderi di un alpeggio e a una trentina di metri dal torrente si trova sulla destra il larice scolpito.

Dal moncone di un tronco l'artista ha ricavato una testa virile a tutto tondo con sul capo il cappello che fino a pochi decenni fa portavano i pastori.

Guardandolo la memoria va ad un mondo rurale nel quale la dignità del lavoro era rispettata anche dall'abbigliamento: sovente si facevano anche i lavori più umili in camicia, gilet e giacca. Sulla testa era di rigore il cappello, che si toglieva per il saluto o sulla soglia di casa.

Scultura su larice alle spalle della cappella di Comboé
Il volto di Cristo

Curiosità 2

L'abate Gorret consigliava Comboé come posto tappa durante l'ascensione alla Becca di Nona. Trascrivo i suoi consigli per chi desideri raggiungere Comboé da Pont Suaz attraverso Charvensod e l'eremo di San Grato.

“Ascension à la Becca de Nona

Il faut compter six heures pour l'ascension ... Depuis plusieurs années un sentier que fit construire M. le chanoine Carrel permet d'aller jusqu'à la cime, en prenant simplemant la précaution de descendre de la monture à quelques pas plus scabreux . Ce pic, qui est le plus apparent vu de la ville d'Aoste, s'appelle aussi Pic de onze heures (synonyme de Nona, parce qu'à Aoste depuis le décret d'expulsion de Calvin on sonne l'Ave Maria ou l'Angelus à onze heures, coups de Nona, et non pas à midi) et Pic Carrel, parce que M. le chanoine Carrel le premier l'a fait connaître et l'a illustré par son grand panorama ... On franchit la Doire sur le pont Suaz et l'on gravit la colline de Charvensod, village où l'on peut trouver de bons mulets ... On monte à travers la prairie à la chapelle de St-Colombe, puis à travers la forêt à celle de St-Pantaléon et ensuite à l'ermitage de St-Grat, lieu de pèlerinage et d'où la vue est fort étendue. De l'ermitage on monte aux chalets de Chamolé d'où l'on se prend à côtoyer à l'est soit à gauche pour arriver au Col de Fenêtre, qui conduit en un quart d'heure a Comboë ...

Ce chalet appartient au Chapitre soit à la cure de St-Ours d'Aoste. M. le chanoine Carrel y a fait construire une maison où l'on peut loger; il est bon avant de partir d'Aoste de s'assurer de la clé de cette maison en parlant à un des chanoines du Bourg St-Ours ou en s'adressant au concierge du Club Alpin.

De Comboë on monte en zig-zag par une ancienne moraine où l'on remarque un immense bloc eratique surmonté d'un sapin, jusqu'au plateau de Valé, lit d'ancien glacier dont on suit la moraine jusqu'au Gros Cez (Roc). Alors on tourne à gauche et l'on monte par des gazons jusqu'a la Grotte de la Providence, ainsi nommé parce qu'elle a offert plusieurs fois un abri à M. Carrel, lorsqu'il était surpris par la tempête dans ses fréquentes excursions à ce pic, qui était son pic de prédilection. De là, par un sentier rocailleux, on atteint la cime. ... On peut aussi se rendre a Comboë par le vallon du Dard (1) et Ponteille.”

Tratto da Gorret Amé - Bich Claude, Guide de la Vallée D'Aoste, Turin 1877

Scultura su larice nei pressi dell'alpe Comboé
Testa virile

Ascensione alla Becca di Nona

Occorrono sei ore per l'ascensione ... da diversi anni un sentiero che fece costruire il canonico Carrel permette di raggiungere la cima prendendo semplicemente la precauzione di scendere dalla cavalcatura nei tratti più difficili. Questo monte, che è il più appariscente visto dalla città di Aosta, si chiama anche monte delle undici (sinonimo di nona, perché ad Aosta, dopo il decreto di espulsione di Calvino si suona l'Ave Maria o l'Angelus alle undici, colpi di nona, e non a mezzogiorno) e Monte Carrel, perché il canonico Carrel per primo l'ha fatto conoscere e l'ha illustrato con il suo grande panorama ... Si attraversa la Dora sul ponte Suaz e ci si inerpica sulla collina di Charvensod, villaggio dove di possono trovare dei buoni muli ... Si sale attraverso la prateria fino alla cappella di Santa Colomba, poi attraverso la foresta a quella di San Pantaleone e infine all'eremitaggio di San Grato, luogo di pellegrinaggio dal quale la vista è assai estesa. Dall'eremitaggio si sale agli alpeggi di Camolé dove ci si dirige in piano verso est, a destra, arrivando al Col Finestra, che conduce a Comboé in un quarto d'ora.

Questo alpeggio appartiene al capitolo o alla canonica di Sant'Orso di Aosta. Il canonico Carrel vi ha fatto costruire una casa dove si può soggiornare, è opportuno, prima di partire da Aosta, procurasi la chiave di questa casa chiedendola a uno dei canonici del Borgo di Sant'Orso o indirizzandosi al custode del Club Alpino.

Da Comboé si sale a zig-zag su di una vecchia morena dove si nota un immenso blocco erratico sormontato da un pino, fino al pianoro di Valé, letto di un antico ghiacciaio del quale si segue la morena fino a Gros Cez (Masso). Allora si gira a sinistra e si sale tra l'erbetta fino alla Grotta della Provvidenza, chiamata così perché ha offerto più volte riparo al canonico Carrel, quando fu sorpreso dalla tempesta durante le sue frequenti ascensioni a questo monte, che era il suo preferito. Di la, su di un sentiero pietroso, si raggiunge la cima. ... Si può raggiungere Comboé anche dal vallone del Dard (1) e Ponteille.

(1) Nel dialetto del luogo il termine Dard identifica una cascata.

Traduzione italiana di Gian Mario Navillod

Bibliografia:

Mauro Bassignana, Alexis Bétemps, Saverio Favre, Lidia Philippot, Joseph-César Perrin, Claudine Remacle, Muri d'alpeggio in Valle d'Aosta: storia & vita, ed. Priuli & Verlucca, Scarmagno, Aosta 2009, pag. 65-67, 71
Gorret Amé - Bich Claude, Guide de la Vallée D'Aoste, Turin 1877

Cartografia:

Istituto Geografico Centrale – Foglio 3 – Il Parco Nazionale del Gran Paradiso –scala 1:50.000

PAGINA DEL 27.08.2007
ULTIMO AGGIORNAMENTO 2.05.2010

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