Angeli suonatori nel portale della cattedrale di Aosta

Inno di San Giovanni

Guido d'Arezzo fu un grande pedagogo che operņ agli inizi dell'XI secolo. Per insegnare ai suoi allievi ad intonare correttamente le sei note che si usavano allora prese un inno gregoriano conosciuto da tutti, molto in voga in quei tempi, l'inno a San Giovanni, che era un po' come l'inno di Mameli oggi in Italia, e notando che la prima sillaba di ogni verso era cantata su una nota differente e che tutte insieme formavano una scala ascendente lo utilizzò come artificio mnemonico.

Ogni cantore sapeva a memoria la melodia: e di conseguenza sapeva a che altezza cantare la prima sillaba del secondo verso, Re che corrisponde al D, quella del terzo, Mi che corrisponde ad E e così via.

Fu così che grazie a questo trucco per facilitare il canto la sillaba che contiene la nota soppiantò poco a poco nell'uso il nome della nota stessa creando tante complicazioni ai latini che si avvicinano alla musica.

Il testo dell'inno di San Giovanni

UT(*) queant laxis
REsonare fibris
MIra gestorum
FAmuli tuorum
SOLve polluti
LAbii reatum
Sante Joanne (**)

(*) nel 1600 la sillaba UT venne sostituita dal DO
(**) manca il SI che all'epoca non veniva utilizzato

SPARTITO DELL'INNO DI SAN GIOVANNI IN NOTAZIONE MODERNA

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Bibliografia:

Carlo Delfrati, I colori della musica, libro rosso, Casa Editrice Principato SpA, Firenze 2003

PAGINA DEL 7.12.2006

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